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Glauco Mauri: “Quattro buffe storie per raccontare l’animo umano”

Glauco Mauri: “Quattro buffe storie per raccontare l’animo umano”

22.06.2016.

 

di Elisa Guccione

CATANIA – Ha scritto le pagine più importanti del Teatro italiano interpretando, fra i tanti, testi di Shakespeare, Dostoevskij, Moliere, Goldoni, Eschilo. Carismatico sul palco ma anche fuori dalla scena. Parliamo di Glauco Mauri, protagonista della scena teatrale catanese con “Quattro Buffe Storie” da Pirandello a Checov, firmandone anche la regia, nell’ambito della rassegna teatrale del Brancati. Lo incontriamo durante la pausa dei due spettacoli in programmazione ripercorrendo insieme alcuni momenti della sua carriera.glauco_mauri-e1422380623691

Ci spiega la scelta di unire i due autori in un unico spettacolo?

“Ho deciso di intitolare lo spettacolo “Quattro buffe storie”, perché volevo parlare di quella strana creatura che è l’uomo. Pirandello in maniera più graffiante e Checov in modo più dolce descrivono, se vogliamo, l’essere umano con tenerezza. L’uomo non è né tragico né comico è buffo e per questo ho voluto accostare questi due autori che dipingono la psicologia di tutti noi in modo esemplare”.

Quali sono state le difficoltà incontrate nella realizzazione di questa messa in scena?

“Ho voluto creare un ambiente semplice dove l’unica modifica della scena sono i fondali in modo da dare spazio alla parola, al sentimento e all’emozione”.

Lei è un’icona del nostro Teatro. Ha interpretato, fra i tanti, testi di Shakespeare, Dostoevskij, Moliere, Goldoni, Eschilo. C’è uno spettacolo a cui è più sentimentalmente legato?

“È difficile rispondere. Molti testi mi hanno dato grandi soddisfazioni. Ricordo il primo debutto nei Fratelli Karamazov. Avevo 23 anni ed era il 1953 lavoravo con la Compagnia di Enrico Maria Salerno, Memo Benassi, Lilla Brignone, Gianni Santuccio, Luigi Vannucchi e altri grandi professionisti e i giovani eravamo Adriana Asti ed io. Amo molto Re Lear, anche se secondo me uno dei testi più belli a cui ho dato vita è Macbeth, perché anche quando si parla del male si cerca di comprendere il perché del gesto trovando sempre una molecola di umanità”.Glauco-Mauri (2)

Quale dei lavori già realizzati vorrebbe rifare?

“Mi piacerebbe riprendere il Re Lear, perché adesso ho le caratteristiche umane e penso professionali per fare questo testo. Ho interpretato due volte il testo Shakespeariano e, forse secondo me, non ne sono stato all’altezza”.

C’è un momento di vita dei suoi oltre sessant’anni di carriera che ricorda con maggior affetto?

“Memo Benassi mi stimava molto, forse, perché vedeva in me la possibilità di un futuro come professionista della recitazione. Avevamo un ottimo rapporto ed entusiasta gli chiedevo sempre dei suoi spettacoli con Eleonora Duse. Finita la tournee di “Fa male il tabacco”, quello che sto facendo io adesso, mentre suggerivo dalla quinta pensavo: “Da vecchio voglio fare anch’io questo testo”. Non potrò mai dimenticare quando, alla fine delle repliche a Buenos Aires, mi chiamò in camerino mostrandomi una giacca e mi disse: “Questa l’ho indossata con la Duse in “La donna del mare”, sappi che su questa spalla ci sono le sue lacrime. Prendila te la regalo”. Sapevo bene che per lui era una reliquia. Non seppi, probabilmente, esprimere la mia gioia perché ero talmente felice ed emozionato che non sapevo cosa dire”.

Nel 1981 fonda la “Compagnia Mauri – Sturno”. Una scelta importante e rischiosa…

“Mi stancai di essere un cavallo dei vari Stabili e decisi di correre per conto mio, così sarei stato libero di decidere cosa fare accettando ovviamente il rischio di sbagliare. Solo chi non fa niente non rischia e non si può non agire”.glauco-mauri (1)

Ha ripetuto più volte di essere legato al sud. Qual è il suo rapporto con la nostra Sicilia?

“A quarantasette anni, nel 1977, mentre recitavo nella bisbetica domata con “la Compagnia dei Quattro” con Valeria Moriconi mi operarono d’urgenza alla clinica Di Stefano per un’emorragia allo stomaco. Avevo bisogno di sangue per l’operazione e superando numerose difficoltà lo staff medico è riuscito a trovarlo. Posso dire di essere per metà catanese, perché nelle mie vene scorre il sangue di qualche vostro concittadino”.

Ha recitato al Cinema diretto da Dario Argento, Nanni Moretti, Pasquale Festa Campanile, Marco Bellocchio e Liliana Cavani dedicando però la sua vita al Teatro. Come mai non ha deciso di percorrere entrambe le strade?

“Il Teatro è una ginnastica mentale ed umana. La macchina da presa non mi trasmetteva alcuna magia. Sul palcoscenico racconto delle favole che arricchiscono la gente di poesia”.

Cosa raccomanda a chi desidera fare il suo stesso cammino?

“È necessario avere coraggio e andare avanti sempre, nonostante tutto”.

Elisa Guccione

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