di Elisa Guccione
Catania ritorna ad essere di nuovo un set cinematografico. A piazza Maiorana, cuore del nostro centro storico, vicino alla più nota piazza Teatro Massimo, si dà vita sotto la guida del regista Alfio D’Agata al cortometraggio “Premio per la miglior sceneggiatura” nato dalla penna di Sergio Zagami. Curiosando tra i costumi di scena, i vari carrelli della macchina da presa e i consigli del regista agli attori, sotto il cocente sole di un agosto catanese, incontriamo Mario Opinato, protagonista maschile di quest’intrigante storia d’amore, passione e vendetta.
In “Premio per la miglior sceneggiatura” interpreta il protagonista Claudio Romano. Chi è quest’uomo e come si comporta nell’affrontare il sentimento che prova per Silvia?
“È un personaggio che ho accettato subito, perché sin dalle prime scene presenta diversi aspetti psicologici tipici del protagonista di un lungometraggio. Sono uno sceneggiatore, un seduttore, una faccia da schiaffi e allo stesso tempo dolce e passionale ovvero tutto quello che è un essere umano. Il corto parla di femminicidio e violenza di genere ed essendo testimonial dell’associazione “NoiNo.org” contro la violenza sulle donne ho sentito l’esigenza di accettare questo ruolo. È un film dentro un film. Posso sembrare violento ma non lo sono. Mi piace questo progetto e non voglio svelare nulla di più, perché sono sicuro che sarà una sorpresa e non vedo l’ora di vederlo”.
Ci racconta un dietro le quinte particolare durante i giorni di ripresa?
“Ben quarantacinque gradi all’ombra o forse più hanno accompagnato il nostro lavoro. (ride) Anche questo fa parte del gioco. I rapporti con i compagni sono stati fantastici. La mia partner è Stella Egitto una giovane donna brava, bella e molto professionale”.
So che su questo corto la produzione nutre grandi speranze. Si vocifera che alla fine del montaggio “Premio per la miglior sceneggiatura” diventerà un lungometraggio …
(ride)
“È vero. Alla fine della realizzazione del corto penseremo al lungometraggio, ma di più non posso dire”.
Reduce dal set americano “Sights of death” approda in un set tutto siciliano. Sinceramente quali sono state le differenze che ha notato e dove si sente più a suo agio?
“Non c’è nessuna differenza o meglio l’impegno da parte mia è sempre quello. Quando recito il mio entusiasmo non si trasforma in base al set ma resta sempre uguale. Il giorno che mi annoierò per un progetto che sto realizzando smetterò di fare questo lavoro. Ancora dopo venticinque anni di carriera ho la stessa voglia di quando ho iniziato questo cammino professionale”.
Quando ha ricevuto a Taormina per i “TaoModaAwards” il riconoscimento per la carriera cos’ha provato?
“Ho vissuto questo momento come un nuovo punto di partenza. La sensazione strana è stata provare l’emozione del Teatro Greco di Taormina stando seduto dalla parte opposta del palco”.
Elisa Guccione