Catania – La morte per morbillo del piccolo di 10 mesi deceduto ieri a Catania apre un “caso Sicilia”, tanto da mobilitare le istituzioni, Ministero della Salute in testa, ad adottare misure ad hoc per monitorare il territorio su quanto sta accadendo. La morte del bimbo, che non era vaccinato ma non avrebbe in realtà potuto esserlo in considerazione dell’età, fa comunque paura e pone degli interrogativi anche perchè è il quarto caso che si verifica a Catania dal dicembre dello scorso anno quando morì un uomo quarantenne, seguito poi a gennaio da una giovane di 27 anni e in tempi più recenti da un’altra giovane donna di 25 anni. In città, cosi come riporta il nostro quotidiano “La Sicilia” ci sarebbero altre tre persone, tutte giovani, in condizioni critiche sempre a causa del morbillo. Sul “caso Sicilia” parlano i numeri: dall’inizio del 2018, oltre la metà delle infezioni registrate a livello nazionale – ovvero 218 su 411 – si sono avute proprio nell’isola, ed in particolare all’ospedale Garibaldi di Catania, dove sono avvenuti tre dei quattro decessi che sono stati registrati. La conferma che si tratti di una situazione preoccupante arriva dal presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi, il quale però avverte: «Non solo la Sicilia, dove ieri è morto un bimbo di 10 mesi a causa del virus, ma tutta l’Italia è a rischio per il morbillo».
«In questo momento – spiega Ricciardi – c’è in Sicilia una situazione acuta per il numero di casi di morbillo; c’è dunque un ‘caso Sicilià perchè proprio in questa regione si è avuta la maggioranza delle infezioni dall’inizio del 2018. Tuttavia, tutta l’Italia è a rischio». Oggi, «grazie alla legge sull’obbligo delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola – sottolinea – abbiamo messo in sicurezza le coorti di bambini più piccoli, ovvero la fascia di bambini fino ai 6 anni, vaccinabili. Il problema, però, è che il calo delle vaccinazioni registratosi negli ultimi anni ha determinato un numero enorme si soggetti che risultano essere suscettibili al virus del morbillo». Soggetti che, se infettati dal virus, rappresentano dunque un grande pericolo per quanti non possono invece essere vaccinati perchè, ad esempio, immunodepressi o con particolari problemi di salute o perchè si tratta di bimbi ancora troppo piccoli per l’immunizzazione, come nel caso del piccolo morto a Catania.
Da qui l’appello alla vaccinazione rilanciato dal presidente dell’Iss: «E’ importante vaccinare i bambini ma è importante che anche gli adulti non ancora vaccinati si immunizzino; la vaccinazione può infatti essere fatta a qualunque età». Va cioè considerato che «quello che sta ora succedendo in Sicilia può verificarsi anche in altre regioni, poichè – avverte Ricciardi – resta molto alto il numero di soggetti suscettibili al virus». Ma come si spiega l’attuale concentrazione di casi proprio in Sicilia? «Evidentemente – chiarisce il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza – nell’isola il periodo epidemico di maggiore diffusione del morbillo è arrivata un pò in ritardo rispetto alle altre Regioni, e dunque al momento la diffusione è più attiva e la coda dell’epidemia più lunga». Ad ogni modo, conclude, «fondamentale resta la vaccinazione, per raggiungere un alto livello di immunizzazione. Unica vera arma contro questa malattia».
Domani intanto l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, sarà in visita all’ospedale Garibaldi Centro di Catania dove è prevista una riunione per fare il punto della situazione. «E’ una ricognizione già programmata per avere un monitoraggio costante relativo all’area del Catanese – spiega Razza – e sarà un incontro propedeutico, con alcuni specialisti e dirigenti sanitari, in vista del tavolo tecnico, programmato per martedì a Palermo, e dell’incontro richiesto dal sindaco del capoluogo etneo, ma che contribuirà a fare ulteriore chiarezza anche alla luce del rilievo mediatico che ha assunto la vicenda».
Alla riunione, prevista per le 16.30, parteciperanno il direttore generale dell’Asp di Catania, Giuseppe Giammanco con il direttore sanitario Francesco Luca, il responsabile del Dipartimento prevenzione Antonio Leonardi ed il responsabile della Uoc di Epidemiologia, Mario Cuccia; il commissario dell’Arnas Garibaldi, Giorgio Santonocito con Bruno Cacopardo, primario del reparto Malattie infettive dell’Ospedale Garibaldi Nesima e Sergio Pintaudi, referente per il Biocontenimento e la Sicurezza sanitaria regionale.