CATANIA- Il sipario dell’attesa trasposizione teatrale di Sicilian Comedi, l’ultimo romanzo di Ottavio Cappellani, messo in scena nell’ambito della seconda ed applaudita stagione di Teatro Mobile di Catania nata da una felice intuizione di Francesca Ferro, si alza con la colonna sonora di “Star Wars” per raccontare al numeroso pubblico del teatro Abc una Catania noir tra faide, omicidi, pruriti sessuali femminili”, feste nei palazzi nobiliari e falsi perbenismi sempre più trash di una città barocca anche nel modo di porsi e di vivere il quotidiano piegandosi ai favoritismi politici.
L’accurata regia di Guglielmo Ferro coadiuvato da Francesco Maria Attardi sposa alla perfezione l’idea di Cappellani di ridicolizzare, esasperare e prendere in giro la mafia dando la possibilità allo spettatore di immergersi con curiosità in un mondo che in realtà di divertente non ha nulla. L’adattamento teatrale realizzato da Micaela Miano, le musiche di Massimiliano Pace e i costumi di Giusi Gizzo riescono a dipingere una Sicilia dalle diverse atmosfere dove ognuno dei protagonisti è caratterizzato da uno spiccato senso del buffo e del ridicolo con la formula vincente di non prendersi sul serio e la capacità di ritagliare uno spiccato senso di autenticità all’intera pièce, che riesce a descrivere per certi versi come nel gergo dialettale e nell’atteggiamento alcuni quartieri della città più ruspanti e strafottenti. Un’esilarante satira dei giorni nostri che a dispetto delle parolacce tra assessori, mafiosi e registi hollywoodiani scomoda anche Shakespeare per riscrivere “Sogno di una notte di mezza estate” e risolvere gli scandali, i tradimenti della giovane e pruriginosa Betty e gli affari petroliferi di tre famiglie mafiose: gli Sciortino, i Perrotta e i Turrisi.
Sicilian Comedi segna anche il gradito ritorno dopo ben vent’anni in un palcoscenico catanese di una vulcanica ed effervescente Fioretta Mari, signora del nostro teatro, che interpreta la scaltra ed abile contessa Salieri la quale manovra i rapporti del bel mondo catanese compresi quelli con gli artisti, i registi e i politici per dare vita ad un racconto sociale, capace di conservare almeno in superficie i caratteri del dramma borghese di una Catania che non è mai stata così vera e cruda nella sua essenza di città ruffiana e sorniona.
Ottimo l’affiatamento del numeroso cast tutto siciliano composto da Rosario Marco Amato, Gino Astorina, Giuseppe Brancato, Fabio Costanzo, Domenico Gennaro, Francesca Ferro, Loredana Marino, Plinio Milazzo, Nick Nicolosi, Mario Opinato, Aldo Toscano, Renny Zapato e Agostino Zumbo, con un inedito Ottavio Cappellani nelle vesti di attore, insieme a Claudio Aprile, Verdiana Barbagallo, Antonio Marino, Giovanni Maugeri e Maria Chiara Pappalardo che conquista e coinvolge con intelligente ironia anche lo spettatore più scettico. Fondamentale nell’intero plot narrativo il ruolo delle donne che muovono le fila anzi gli uomini delle famiglie mafiose a proprio piacimento dalla contessa Salieri interpretata da Fioretta Mari, all’astuta Wanda, impersonata da una perfetta Francesca Ferro, passando alla giovane Betty, una brava Verdiana Barbagallo, fino a Mindy, una convincente Maria Chiara Pappalardo.
Un applauso speciale va sicuramente ad Agostino Zumbo, che nel ruolo del regista gay Tino Cagnotto con i suoi numerosi cambi d’abito e il suo linguaggio barocco conquista sin dalla prima apparizione sulla scena fino a toccare l’apice del divertimento nel dialogo con uno straordinario Gino Astorina nelle vesti di Bottom del “Sogno” di Shakespeare trasformandolo in Anus dal suo nome di battesimo Sebastiano fino a farlo diventare Janus. Bravo Mario Opinato che nel ruolo dell’italo americano Lou Sciortino con il suo accattivante slang a metà tra inglese e siciliano arriva a Catania per allontanarsi da una guerra di famiglia scoppiata a Los Angeles e si ritrova in un’altra faida tutta catanese per colpa dell’amico regista Leonard Trent, interpretato da un divertente Plinio Milazzo, che intreccia una storia con la “buttanissima” Betty.
Uno spettacolo, come dichiarato alla fine dei calorosi applausi da Fioretta Mari, rivolto ad un pubblico intelligente, ironico e catanese.