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Al Brancati in scena Malìa di Luigi Capuana

Al Brancati in scena Malìa di Luigi Capuana

27.02.2019.

Una storia d’amore e passione consumata in un’atmosfera siciliana di fine ‘800 dove l’odio e la superstizione sono i risvolti di una società contadina, ancora legata ai suoi riti quotidiani. Su Malìa, uno dei testi teatrali più felice di Luigi Capuana,  il maestro Armando Pugliese, uno dei più autorevoli registri italiani contemporanei, ha deciso di tornare a cimentarsi in una nuova messinscena in lingua siciliana. Lo spettacolo, produzione del Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale, debutta al Teatro Brancati giovedì 28 febbraio alle ore 21, sarà in scena fino a domenica 17 marzo (secondo il consueto calendario repliche della Stagione).
Apprezzatissima, tanto in lingua quanto nella versione in dialetto del 1902, l’opera di Capuana mette a nudo un coacervo di emozioni consistenti che si riversano nello spettatore adempiendo a pieno alla funzione catartica del teatro.
Il dramma, che vanta i costumi e l’impianto scenico di Dora Argento (sarte sorelle Rinaldi, luci di Sergio Noè) vede in scena Guia Jelo nel ruolo di Zia Pina, Angelo Tosto (Don Sciaveriu Teri), Riccardo Maria Tarci (Massaru Paulu  ‘Nsiddu), Plinio Milazzo (Taddarida), Barbara Giordano (Jana), Marcello Montalto (Ninu), Roberta Rigano (Nedda), Giuseppe Schillaci (Cola), Lorenza Denaro (Catarina). Sul palcoscenico anche il musicista Puccio Castrogiovanni che, nel ruolo di Mastru Nunziu, eseguirà le musiche dal vivo.
«Si tratta di un lavoro tragico  – spiega il regista -, un testo in cui emergono i tratti caratteriali consimili dello spirito siciliano, appunto perché tanto per essere banali, dove c’è il tragico c’è il comico e dove c’è il comico c’è il tragico e tanto per essere originali, dove c’è il comico e c’è il tragico non ritroviamo mai il drammatico, ovvero l’analisi introspettiva dell’io borghese».
Un intreccio di magia, schizofrenia e il più profondo dei sentimenti umani: non l’amore ma l’odio. Jana, promessa a Nino, è preda del desiderio per Cola il quale, pur condividendo il sentimento, funestamente sposa la sorella di lei; nel tempo le condizioni di Jana si aggravano, vivendo una scissione fortissima tra l’onestà nei confronti del matrimonio della sorella e il desiderio farneticante per il marito di lei.
«Il testo – continua Pugliese – ha una struttura drammaturgica con un respiro da tragedia classica, con pochi personaggi protagonisti, con l’ineluttabilità del fato e con un coro che funge da intermediario tra la tragedia scenica e il pubblico, a cui si narra il racconto».

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