di Elisa Guccione
CATANIA- La 52° stagione del Teatro dei Saitta si conclude in grande stile con “Il malato immaginario” di Moliere, in scena questo fine settimana e in replica dal 30 maggio al 2 giugno sul palco del Musco, in una divertente riedizione tutta siciliana diretta da Eduardo Saitta.
La storia è quella classica scritta dall’autore francese, morto durante la quarta replica della pièce nel 1763, per uno spettacolo adatto ad un pubblico trasversale per le esilaranti battute, le coinvolgenti gag tra Argante, un sempre bravo Salvo Saitta, e l’affezionata ma indisponente governante Tanina, interpretata da una straordinaria Katy Saitta, dove la perenne ossessione della malattia è una chiara denuncia sull’incompetenza della medicina con la figura quasi macchiettistica del dottore Diaforetico, un simpatico Aldo Mangiù, e dell’imbranato figlio Tommaso, uno spassoso Alberto Gandolfo, destinato alla professione medica per discendenza familiare nonostante sia palesemente un incompetente.
La regia è scorrevole, moderna a tratti innovativa capace di raccontare nei due atti gli affanni di Argante, le cui ossessioni non si discostano da quelle dell’uomo moderno che ieri come oggi cerca in tutti i modi un antidoto contro la vecchiaia e una cura che lo renda eterno o quasi.
In una scena semplice che racconta il quotidiano del malaticcio protagonista tra mobili pieni di medicine, vasini, purghe e unguenti di ogni tipo spiccano i dialoghi tra la moglie Belinda diventata nella versione dei Saitta Billonia, interpretata da una perfetta Fiorella Tomaselli, la seconda moglie di Argante che sfrutta l’amore del marito per cercare di estromettere dall’asse ereditario la figliastra, Sara Putrino, segretamente innamorata del giovane ma povero Cleante, Damiano De Melio.
Un classico dal sapore moderno, premia con una sala piena e partecipe questa rilettura di Moliere conquistando lunghi e meritati applausi a scena aperta.
Elisa Guccione