Avrebbe sfruttato il suo ruolo di sovritendente della polizia per eseguire una perquisizione illegale nell’abitazione di una donna da rapinare, facendosi indicare dove era la cassaforte e scoprendo che nella casa c’erano 15mila euro. Poi avrebbe passato le informazioni ai complici ai quali avrebbe cercato di garantire “protezione” dalla presenza della squadra mobile intervenendo sul posto.
E’ uno degli episodi contestati a Maurizio D’Itria, 45 anni, originario di Pordenone, fra i fermati dalla polizia per associazione per delinquere e concorso in tentata rapina. L’assalto saltò perché la squadra mobile da tempo indagava sulla banda e intercettava le telefonate di alcuni dei suoi componente, compreso il loro collega “infedele”.
Così la sera della rapina la squadra mobile intervenne e arrestò in flagranza di reato Giuseppe Principato, di 23 anni, e Enzo Aiello, di 30. Il sovrintendente e i due arrestati, secondo l’accusa, farebbero parte di un’associazione per delinquere dedita a furti e rapine.
Il provvedimento restrittivo riguarda nove persone, otto sono state fermate su richiesta della Procura distrettuale di Catania e un indagato è attualmente irreperibile. Nei loro confronti il Gip Loredana Pezzino, dopo l’udienza di convalida, ha emesso un’ordinanza cautelare in carcere..