di Elisa Guccione
CATANIA– Attore dalla forte personalità e dall’imponente presenza scenica. Parliamo di Mariano Rigillo protagonista della scena culturale catanese, che incontriamo in occasione del riconoscimento conferitogli, per la sezione teatro, durante la X edizione del Premio Ninfa Galatea. In un tardo pomeriggio estivo all’ombra dei faraglioni di Acitrezza approfondiamo la difficile condizione del Teatro Stabile, che ha visto cessare le repliche del suo Re Lear, che definisce punto d’arrivo della carriera di ogni attore, e dei suoi prossimi impegni lavorativi.
Lo spettacolo Re Lear è inevitabilmente legato all’attuale condizione del Teatro Stabile di Catania non solo perché è una coproduzione ma segna l’inizio dello stop alle rappresentazioni da parte dei lavoratori. Cos’ha significato tutto questo per lei e la sua compagnia?
“Voglio approfittare di questo spazio per fare un applauso a tutti i miei compagni di lavoro che, con grande tenacia e caparbietà, hanno fatto in modo che lo spettacolo potesse comunque essere rappresentato anche a Napoli solamente con i costumi, recuperati in modo rocambolesco, senza scena e senza ricevere alcun compenso. Ma nonostante le difficoltà oggettive lo spettacolo ha strabiliato per il successo ottenuto. Ci aspettavamo che riscuotesse pareri favorevoli ma non pensavamo ad un così grande riscontro qualitativo di pubblico e critica”.
Siete stati anche ospiti da Gigi Proietti al Globe Theatre
“È vero. Abbiamo debuttato, in concomitanza con una partita dell’Italia durante gli Europei, registrando tutto esaurito. È stata un’esperienza fantastica, perché la struttura del Globe è uguale al teatro inglese di Shakespeare e sembrava che il testo fosse stato creato per l’occasione”.
Lei è stato numerose volte protagonista sul palco del Verga ed ha vissuto sulla propria pelle la difficile e problematica gestione di questi anni. Da uomo di cultura e da attore cosa pensa della situazione teatrale catanese?
“Mi auguro che il problema del Teatro di Catania si risolva al più presto, ma è importante che lo Stabile non chiuda in quanto è impensabile che una storia così importante ricca di successi possa cessare di esistere. Speriamo che Giorgio Pace risolva i problemi e che rimetta in piedi questa struttura che ha significato tanto nella storia culturale del nostro Paese. È un momento difficile ma spero ardentemente che la stella dell’Ente Etneo ritorni a brillare più forte di prima”.
Re Lear è il personaggio più complesso nato dalla penna di Shakespeare e probabilmente uno dei più difficili da interpretare nella carriera di un attore. Come ha affrontato questa prova?
“È stato ed è senza dubbio un ruolo molto impegnativo, ma quando un attore riesce ad avere la fortuna, come è successo a me il giorno precedente la prova generale, di essere padrone di ciò che si sta facendo e non avere alcun timore della maestosità di quel personaggio che ci si accinge a dare vita penso che si sia toccato l’apice della propria carriera. La soddisfazione più grande per un attore senza dubbio è essere capaci di dare voce al proprio personaggio con quella abilità tale che permette di comunicare con il pubblico come se quelle parole fossero state scritte da te e non dall’autore del testo”.
Quali saranno i suoi prossimi impegni?
“Inaugurerò la stagione del Franco Parenti di Milano. Con il Teatro Stabile di Napoli riprenderemo L’Orestea che andrà a Barcellona ad ottobre e sarà ripresa tra marzo ed aprile in giro per l’Italia ed inoltre continueranno le repliche di “Erano tutti miei figli” di Arthur Miller”.
Elisa Guccione