Altri due anni di sacrifici, le bacchettate ai ministri che “pontificano”, un annunciato rimpasto della sua Giunta a giugnoe il rilancio del progetto per il Ponte sulla Stretto. Il presidente della Regione Nello Musumeci, durante gli auguri natalizi con i cronisti siciliani ha parlato a 360 gradi delle prospettive economiche della Sicilia e del suo governo.
«Dobbiamo necessariamente operare dei tagli per almeno un anno o anche due e poi sarà tutto in discesa, pazienza» ha detto Musumeci. «I miei figli mi dicono “che c’entri tu”. Sono situazioni che risalgono, come dice anche la Corte dei conti, al 1994». Ma l’inversione di tendenza dovrebbe arriva nel 2019 dice Musumeci: «Sono stati due anni di semina, lo spazio di tempo per mettere le carte in ordine per dotarci di strumenti di pianificazione con strumenti informatici. Ora la stagione di semina si è conclusa. Siamo fiduciosi di rispondere alle richieste della corte dei conti anche se molto con difficoltà».
E poi l’annunciato rimpasto: «A giugno saremo al giro di boa del mandato, ed è probabile che faremo qualche piccolo ritocco».
Musumeci vede come rosa: «Alla Regione il clima sta cambiando, c’è consapevolezza di sentirsi coprotagonisti di una difficile stagione di rilancio e rivincita per un percorso lungo. Si tratta di recuperare decenni di trascuratezza e superficialità e omissioni, ma anche di dovere contribuire a trasformare e modificare un modo di pensare assai radicato nella cultura del popolo siciliano. Siamo convinti che la manovra non sia una passegiata, il limite finanziario sarà una limitazione per i prossimi quattro/cinque anni. Ci sono quindici miliardi tra disavanzo e debito – dice – è una crisi finanziaria difficile da affrontare. Se dovesse rendersi necessario un aggiustamento lo faremo»
«Al governo nazionale – ha aggiunto il presidente – non abbiamo mai chiesto e continueremo a non chiedere elemosine ma, intanto, di farsi carico del problema degli enti locali che vivono una condizione di assoluta gravità. Non abbiamo competenza sugli enti locali, ma ci occupiamo di loro pure senza aver risorse e nel frattempo vivono in condizione di assoluta difficoltà. La centralità della Sicilia non può fare a meno del ponte sullo Stretto, porto hub e aeroporto intercontinentale. Ci vorrà del tempo ma abbiamo già previsto una revisione del piano regionale dei trasporti per integrarlo con queste tre mega strutture sulle quali chiederemo al governo nazionale di esprimersi».
E poi c’è la reprimenda ai deputati della maggioranza e ai franchi tiratori: «Il voto segreto è stato il mercato nero del Parlamento siciliano. Tutti gli intrallazzi, le alleanze trasversali sono state realizzate nel segreto di quel voto».