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Lupo e l’incomunicabilità dei rapporti umani

Lupo e l’incomunicabilità dei rapporti umani

08.02.2020.

Ph Dino Stornello

CATANIA- La musicalità del dialetto catanese, i colori e i suoni di un quartiere degradato e la vita di due emarginati che in “Lupo” di Carmelo Vassallo diretto magistralmente da Guglielmo Ferro, per il terzo appuntamento in cartellone di Teatro Mobile, mette in luce uno spaccato della nostra città sottolineando la difficoltà dei rapporti umani e il complesso legame tra il quindicenne Cocimu, interpretato alla perfezione da Giovanni Arezzo, e il vagabondo e selvaggio Lupo, un eccellente Mario Opinato perfetto nel ruolo di duro, graffiante e virile giovane uomo che protegge e affascina.

Sul palco di Zo, con le musiche di Massimiliano Pace e le scene di Alessia Zarcone,  in replica fino a domenica 9 febbraio, l’avvincente e coinvolgente atto unico che racconta la storia di Cocimu, ormai trentenne, ossessionato dall’amico fino al macabro finale che porta il ragazzo ad accoltellare a morte Lupo.84577651_655527738517782_1367456272093282304_n

Il testo è l’esempio di una triste favola metropolitana, che racchiude il senso di un artista anticonformista, scomodo e graffiante come Carmelo Vassallo autore e uomo di teatro prematuramente scomparso e riconosciuto tra i più apprezzati drammaturghi catanesi del novecento per la cruda poetica dei suoi testi.

Uno spettacolo dalle forti sensazioni e dal sicuro impatto emotivo, giustamente premiato con lunghi e calorosi applausi dal pubblico della prima, che rivede nel racconto di Cocimu l’incapacità di comunicare i propri sentimenti affrontando temi importanti e delicati come l’omosessualità.

Dal balcone della sua abitazione con indosso una sottoveste il giovane Cocimu ricorda quell’estate fatta di giri in vespa, mare, partite al calcetto e i disperati ululati di Lupo che ritornano prepotenti ogni notte riportando alla memoria l’estremo e morboso gesto di un ragazzino dipendente in tutto e per tutto dalla forza e dal fascino di quell’uomo senza regole e dal cuore buono, che neanche la morte potrà cancellare ma acutizzerà la sua presenza costante in ogni momento della sua vita, senza trovare pace nonostante lo scorrere del tempo.

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