Di Elisa Guccione
CATANIA- Raccontare in un breve atto unico la dimensione dell’angoscia, del disagio, della paura e dell’incertezza insieme a tutte le sensazioni di ansia vissute durante il lockdown non è affatto semplice e cadere nel ginepraio dei luoghi comuni è quasi immediato.
Il regista Nicola Costa, per sopperire alle difficoltà logistiche ed economiche di molte compagnie di rialzare il sipario, decide lo stesso di mettere in scena con i suoi allievi del “Centro Studi Teatro e Legalità” il consueto ed atteso appuntamento conclusivo dell’anno accademico realizzando un mediometraggio dal titolo “Percezioni”, diffuso su you tube.
Un monologo a 19 voci, dedicato all’allieva Lucia Barbera scomparsa prematuramente subito dopo la registrazione dello spettacolo, che con estrema veridicità e senza finti orpelli arriva direttamente al cuore di ogni singolo spettatore che, con tutti i protagonisti in pigiama, accuratamente e volutamente trasandati, mette a nudo le tante sofferenze dell’animo umano provocate dalla reclusione da Covid-19.
“L’inattesa scomparsa di Lucia ci ha letteralmente stravolto e angosciato – dichiara Nicola Costa – Era una ragazza piena di vita, propositiva e sensibile che, nonostante la cecità, ha dato tantissimo al sottoscritto ed all’intero gruppo del Centro Studi nei quattro anni in cui è rimasta con noi. Sulla carta era un’allieva ma, di fatto, è stata un esempio, una vera maestra di vita, l’esempio vivente di come le difficoltà non devono mai avere il potere di atterrarci quanto, invece, di proiettarci verso nuovi obiettivi di bellezza e di speranza. E’ stata interprete orientata e sensibile in “Sfracelli d’Italia”, poi in “Cinque Storie”, nell’omaggio a Pier Paolo Pasolini “Solo l’amore conta”, sino all’ultimo ed emozionantissimo “Percezioni”. Mancherà tantissimo a tutti noi, ma il suo ricordo e la sua forza resteranno sempre nei nostri cuori”.
Il testo liberamente ispirato all’opera “Bestie” di Federigo Tozzi vissuto tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, vittima della nostra stessa esperienza di soggiogati a causa della “Spagnola”, punta a sottolineare il viaggio psicologico dei personaggi che senza alcun stacco, come se fossero un’identità unica, descrivono con credibile autenticità delle sensazioni di dolore ma anche, allo stesso tempo, di speranza e rinascita per un futuro migliore.
Una regia e uno spettacolo intelligente per un teatro visto come puro strumento di riflessione dove tutti gli artisti in un palcoscenico virtuale spiegano in un unico respiro cosa significhi la privazione della libertà e come ciò che prima era scontato diventi qualcosa di prezioso e necessario, dove cuore ed anima sono davvero una cosa sola, diffondendo anche un messaggio di speranza e dimostrando che il teatro non si ferma e con difficoltà cerca di andare avanti resistendo ai muri e alle distanze che il Coronavirus ha alzato attorno ad ognuno di noi.
Elisa Guccione