La manovra da 40 miliardi incassa la fiducia alla Camera con 314 sì anche se il via libera finale arriverà solo dopo Natale. L’emergenza Covid ha stravolto prassi parlamentari e rapporti di forza fra maggioranza e governo: il tempo per l’esame nelle aule è stato ridotto al lumicino, con oltre duecentocinquanta modifiche approvate in meno di 48 ore in commissione.
Una raffica di micronorme che non ha messo in discussione l’architettura della Legge di Bilancio.
Il 27 dicembre arriverà il sigillo della Camera, poi il testo passerà al Senato per un via libera in extremis a pochi giorni dalla tagliola dell’esercizio provvisorio. “Alcuni emendamenti non li avrei fatti, sono troppo settoriali e specifici”, commenta il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che pure riconosce al Parlamento di aver, nel complesso “migliorato” il provvedimento. E rivendica una “proficua triangolazione istituzionale tra maggioranza, opposizioni e governo”, il relatore alla manovra, Stefano Fassina di LeU. In effetti, solo la condivisione con i gruppi parlamentari di minoranza ha permesso di centrare l’obiettivo in tempi così stretti. In cambio, Lega, FdI e Forza Italia hanno avuto voce in capitolo, come difficilmente capita a chi non siede al tavolo della maggioranza: e molti sono stati gli emendamenti approvati che portano la loro firma.
Confermata la riforma per le famiglie, che arriverà il prossimo anno con l’assegno unico per i figli, la stabilizzazione del taglio cuneo e l’azzeramento dei contributi per le assunzioni di giovani e donne, gli sgravi al sud e il blocco dei licenziamenti fino a marzo. Ci sono poi 23 miliardi per Industria 4.0, circa 5 per la proroga della Cig Covid, e 10 miliardi per scuola e sanità, compresi i vaccini.
La dote a disposizione per il Parlamento è stata una delle più sostanziose degli ultimi anni: quasi 5 miliardi, già appostati nella legge di Bilancio e che dunque non hanno fatto lievitare il conto finale. A farla da padrone sono stati una raffica di incentivi, dal superbonus per la riqualificazione energetica a quelli per spingere il settore dell’auto a uscire dalla crisi in cui è sprofondato a causa del rallentamento dell’economia. Ma ha fatto il suo ingresso anche una prima bozza di riforma del welfare: i deputati hanno votato l’introduzione, seppure a tempo, della cig per gli autonomi. Che incassando anche un anno bianco sul fronte dei contributi previdenziali.
Dopo un aspro confronto con la Ragioneria dello Stato, che ha messo sotto processo per mancanza di coperture un terzo degli emendamenti approvati nel rush a Montecitorio, alla fine il Parlamento l’ha spuntata e dopo essere stato costretto ad accogliere i rilievi ha portato a casa anche le norme più criticate. Salvi gli esodati, seppure con dei paletti, e salva anche l’esenzione dall’Iva per vaccini e tamponi. Deposte, almeno per il momento, a Montecitorio le armi anche sul fronte Mps dove i cinquestelle dare battaglia: alla fine non cambia la norma sulle Dta per incentivare le aggregazioni, ma il Mef dovrà riferire “preventivamente” in caso di operazioni che riguardano il Monte, compresa l’uscita dal capitale.