di Elisa Guccione
Che grande gioia e allo stesso tempo che grande dolore ripercorrere la vita, la storia e le emozioni del grande Maestro Gigi Proietti nell’intenso film documentario di Edoardo Leo, uno dei suoi allievi più brillanti e sensibili.
Impossibile dopo aver visto questo piccolo gioiello cinematografico non amare ancora di più il gigantesco Gigi.
In questo lavoro vero e sincero e per nulla forzato o finto trapela tutto l’affetto di Leo per Proietti, come di tutto il pubblico che ha imparato nel corso degli anni ad amarlo ed apprezzarlo testimoniando in maniera egregia la vita umana e professionale dell’indimenticato e ineguagliabile attore.
A poco più di un mese dall’anteprima “Luigi Proietti detto Gigi“, una produzione Italian International Film, Alea Film con Rai Cinema in associazione con Politeama e in collaborazione con Lexus, arriva in prima tv su rai tre, anche se senza alcun dubbio il film meritava la prima serata di Rai Uno, raccontando con sincerità e senza fronzoli la straordinaria mandrakata che era la vita di Gigi Proietti, stimato ed apprezzato dal grande Eduardo De Filippo durante una delle innumerevoli repliche di “A me gli occhi please”, tra l’amore della gente ed anche le tristi vicissitudini come la complicata storia del Teatro Brancaccio riportato in vita da Proietti e tolto per due volte da situazioni controverse.
Gli esordi, i successi, le cadute, il mito eterno consegnato alla storia per ben tre anni di riprese, ricerche, backstage con il contributo degli amici e dei colleghi più cari tra cui Renzo Arbore, Paola Cortellesi, Alessandro Gassman, Marco Giallini, Nicola Piovani, Fiorello e lo stesso Edoardo Leo, voce narrante dell’intero film, senza dimenticare l’emozionanti parole delle figlie Carlotta e Susanna, la sorella Anna Maria Proietti e Marco Vicari.
Impossibile non commuoversi davanti alla sua inconsapevole ultima intervista nel suo regno al Globe Theatre, che potremmo definire come una sorta di testamento, dove si piange, si ride e si ama ancora di più Gigi Proietti rendendo la sua assenza ancora più assordante e triste.
Elisa Guccione