di Elisa Guccione
“L’uso e l’abuso della tecnologia e dei social può arrivare a soffocare l’uomo fino a renderlo schiavo”. Dichiara il catanese Francesco Raciti, autore del corto “Tra le morse della tecnologia” diffuso in questi giorni sulle varie piattaforme, che denuncia in modo diretto ed immediato come sia cambiato il modo di comunicare, collaborare, lavorare o semplicemente divertirsi. Tutto dalle amicizie agli amori, passando per il lavoro senza dimenticare l’evoluzione della medicina è strettamente collegato, a volte in modo patologico, con la tecnologia che diventa ogni giorno sempre più sofisticata come accade con l’intelligenza artificiale.
“Ci tengo a sottolineare che io non sono contro l’evoluzione- continua Francesco Raciti di professione fotografo formatosi all’Accademia di Belle Arti di Catania- ma se non si sta attenti soprattutto con l’avvento dell’intelligenza artificiale se usata in modo sbagliato si possono creare danni importanti alla società”.
La scena tutta in bianco e nero è interpretata da Lorena Patti, Antonio Spatafora, Giovanni Cubito (volto principale di tutto il film), Piero Giuffrida (voce narrante), Giovanni Raciti (autore della canzone finale) e lo stesso regista autore anche del soggetto e della sceneggiatura.
“Ho realizzato questo progetto cinematografico riprendendo l’idea di un mio precedente lavoro del 2016- continua Raciti- rivisto e migliorato con le nuove competenze acquisite nel tempo con il preciso obiettivo di lanciare un messaggio rivolto a tutti, senza distinzione d’età, con la certezza che nonostante l’invasione tecnologica l’uomo non può essere sostituito ma può essere manipolato da essa soprattutto per quanto riguarda l’I.A”.
Alla domanda cosa si aspetta da questo cortometraggio risponde:”Parteciperò ai festival di settore con la consapevolezza, indipendentemente dal risultato, che questa è la mia strada continuando a migliorarmi e studiare per realizzare prodotti di qualità che non solo mi rappresentino ma possano essere uno strumento di riflessione utile per chi guarda suscitando diverse emozioni e critiche costruttive come sta accadendo con questa mia ultima creatura”.
Elisa Guccione