di Elisa Guccione
Ph Dino Stornello
CATANIA- L’infedeltà coniugale legata alla scalata sociale fino ad arrivare a toccare l’amore più profondo e puro rivive sul palco del Brancati con lo spettacolo “Ccu i ‘nguanti gialli” commedia di Luigi Pirandello, che segna il passaggio dalla produzione drammaturgica dialettale a quella in lingua, diretta da Turi Giordano con le scene di Susanna Messina e i costumi delle Sorelle Rinaldi.
Dalla novella “Tutto per bene” l’agrigentino trae un dramma rielaborato in un dialetto amaro e non farsesco che nella toccante e commovente interpretazione di Miko Magistro, straordinario interprete pirandelliano, nel ruolo di Don Masinu Teri ridotto inconsapevolmente a subalterno non solo professionale del politico rampante ‘U commendaturi Saru Nicosia realizzato con grazia da Riccardo Maria Tarci.
Il dolore del padre rinnegato anche durante il giorno del matrimonio della figlia, il tradimento scoperto a distanza di sedici anni dalla morte dell’amata e venerata moglie, una figlia prima scostante e poi sempre più affettuosamente presente nella vita di quell’uomo vissuto all’ombra del potente recitando inconsapevolmente tutte le maschere di una commedia creata per allontanarlo dai suoi affetti più cari fino a spingerlo nel gradino più basso della società viene drammaticamente raccontata in un ipocrita e chiuso ambiente borghese, luogo principe della letteratura pirandelliana, in cui tutte le miserie dell’animo umano si nascondono per sembrare quello che in realtà vogliono essere e non sono.
Un testo poco sfruttato e di non facile interpretazione che grazie all’affiatamento dell’ottimo cast capitanato da Miko Magistro e composto da Riccardo Maria Tarci, Evelyn Famà, Margherita Mignemi, Claudio Musumeci, Maria Rita Sgarlato, Luigi Nicotra, Giovanni Strano, Antonio Castro e Gianni Sineri rapisce il numeroso e partecipe pubblico suscitando un crescendo di emozioni.
Convincono e drammaticamente conquistano Miko Magistro ed Evelyn Famà rispettivamente padre e figlia nella scena in cui scoprono la verità, secondo la giovane nota al finto padre di vivere il suo ruolo di cornuto contento per poter fare carriera, in cui il dolore perpetrato ai danni del povero uomo tocca l’apice della più buia disperazione umana diventando amaramente consapevole di una realtà conosciuta da tutti tranne che dalla stessa vittima, che gli permetterà di ritrovare la stima e l’amore di una figlia non sua e riappropriarsi finalmente della sua vita.
Elisa Guccione
Ph Dino Stornello