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Teatro L’Istrione, Amori proibiti e tormentati tradimenti conditi d’ironia in “Il più felice dei tre”

Teatro L’Istrione, Amori proibiti e tormentati tradimenti conditi d’ironia in “Il più felice dei tre”

15.04.2017.

di Elisa Guccione

CATANIA – Si ride con gusto nello spettacolo “Il più felice dei tre” di Eugene Labiche nella divertente rivisitazione in chiave moderna, nonostante l’elegante scenografia realizzata da Valerio Santi sia quella voluta dall’autore francese, firmata da Riccardo Maria Tarci per il penultimo spettacolo della stagione del Teatro L’Istrione.17547033_593993074133069_2552109336435148734_o

Ritmo frenetico e ottimo affiatamento del cast fanno di questo “vaudeville”, genere francese antenato del varietà, una rappresentazione brillante capace di stimolare l’attenzione e la partecipazione del pubblico dall’inizio alla fine dello spettacolo. Un gioco di equivoci, tradimenti e false speranze amorose per i protagonisti che intrecciano a turno storie sentimentali e passionali dai risvolti esilaranti supportati da una giusta dose di consapevole ironia da parte del regista e degli attori che regalano al pubblico presente uno spettacolo che si pone l’esclusivo obiettivo di far divertire raccontando i vezzi di una società fondata sul finto perbenismo e la dubbia moralità.17814329_593993634133013_2890940393962860049_o

Marta Limoli (Hermance), Valerio Santi (Ernest Jobelin),  Francesco Russo (Alfonso Marjavel), eccellente triangolo amoroso principale, riescono insieme a Irene Tetto (Petunia), Marina La Placa (Lisbeth), Roberta Andronico (Berta), Concetto Venti (Krampach) e Tino Mazzaglia (Jobelin) anche grazie all’innovativa idea di incuriosire il pubblico in sala con una presentazione dello spettacolo sottoforma di riassunto delle puntate precedenti ricordando le telenovelas argentine o il tormentone dello spot promozionale del rhum Barbancourt trasmesso appena si tentava di pronunciare il nome del liquore a  rendere attuale e coinvolgente la messa in scena di un testo apparentemente lontano dai nostri tempi moderni.

Elisa Guccione

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