Sono ormai un must sulle spiagge italiane. Ma la legge che regolamenta il lavoro di chi ne ha fatto ormai un’arte è obsoleta e data addirittura 1990. Stiamo parlando di tatuaggi, piercing altre forme di decorazione del corpo, come quella delle unghie. Da quasi quattro mesi, il 31 marzo 2017, è partita in Parlamento, in commissione Attività produttive la discussione della riforma di un settore che, a conti fatti, ha migliaia di addetti e conta oltre 160mila imprese. Dall’avvio della discussione sono state abbinate una serie di proposte di legge e avviata un’attività conoscitiva attraverso audizioni informali.
L’obiettivo è modificare la legge del 4 gennaio 1990 che sinora ha regolato l’attività di estetista, la disciplina dell’esecuzione di tatuaggi e piercing e lo svolgimento delle attività di onicotecnico (esperto nella cura delle unghie) e truccatore.
Tra le nuove norme viene previsto che piercing e tatuaggi devono essere effettuate nel rispetto delle misure igieniche, preventive, di sicurezza e di educazione sanitaria previste dalle norme vigenti e in base ad alcuni criteri. Tra questi, il divieto di eseguire tatuaggi e piercing, a esclusione del piercing al padiglione auricolare, sui minori di anni diciotto senza il consenso informato reso personalmente dai genitori o dal tutore, espresso secondo le modalità indicate dalla legge. È comunque vietato eseguire tatuaggi e piercing sui minori di sedici anni. L’esecuzione di piercing al lobo sui minori di sedici anni non può avvenire senza il consenso informato reso personalmente dai genitori o dal tutore.
Per quanto riguarda il percorso formativo, la qualificazione professionale di operatore di tatuaggi e di piercing si intende conseguita dopo la conclusione dell’obbligo scolastico mediante il superamento di un apposito esame teorico-pratico preceduto dallo svolgimento di un corso regionale di qualificazione della durata di due anni, con un minimo di 600 ore. Agli operatori già qualificati in estetica sono riconosciuti i crediti formativi. La legge affida alle regioni il compito di emanare norme di programmazione relative ai corsi e all’esame teorico-pratico per conseguire la qualifica.
“Abbiamo la necessità – spiega Marco Donati, primo firmatario della proposta – di aggiornare una normativa ormai obsoleta e che riguarda 160mila fra imprese e lavoratori autonomi. Un comparto che dà lavoro a migliaia di addetti e riveste un ruolo rilevante per l’intera economia del Paese. In Commissione – conclude l’esponente Dem – la proposta ha trovato largo consenso e questo è buon viatico per poter giungere alla scrittura di un testo base condiviso”.