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Dottoressa violentata in ospedale, messaggi di solidarietà tra denuncia e indignazione

Dottoressa violentata in ospedale, messaggi di solidarietà tra denuncia e indignazione

20.09.2017.

TRECASTAGNI – Ennesimo episodio di violenza nei confronti dei medici. Questa volta oltre alle botte anche lo stupro di una dottoressa. E’ accaduto a Trecastagni la notte scorsa. Ecco le manifestazioni di solidarietà per il vile gesto.

CIMO Sicilia ha denunciato ripetutamente questa escalation di violenze, chiedendo a gran voce alla politica e alle Autorità competenti di intervenire con la dovuta fermezza, mettendo in campo tutte le soluzioni possibili. Ma gli uni e gli altri sono rimasti sordi e indifferenti al grido d’allarme: “avevamo paventato la possibilità che prima o poi ci potesse scappare il morto. Non è ancora accaduto ma si è arrivati allo stupro. Ma forse non basta ancora. Qualcuno forse vuole vedere il sangue prima di decidersi ad intervenire. Avevamo scritto ai Prefetti di tutte i capoluoghi di Provincia della Sicilia e non uno si è degnato di risponderci, fosse anche per dirci di arrangiarci. Questo colpevole silenzio rappresenta l’abbandono a sé stessi dei medici che garantiscono il servizio di continuità assistenziali attraverso un lavoro in condizioni disagiate e in locali spesso fatiscenti, con scarse risorse a disposizione e nel più completo isolamento. Abbandonati dallo Stato e dai suoi rappresentanti ai più vari livelli, oggi colpevoli al pari dell’aggressore della scorsa notte, un animale che magari sarà presto nuovamente in circolazione e rimesso nelle condizioni di far del male a qualcun altro”.

“Atto ignobile, offensivo della dignità della persona, perpetrato ai danni di un medico, una collega, nell’atto di compiere il proprio dovere di aiutare i cittadini”. Afferma il direttore generale dell’Asp di Catania, dr. Giuseppe Giammanco. “Esprimiamo la nostra vicinanza e la nostra solidarietà alla collega e alla famiglia. Le assicuriamo, da ora e in tutte le sedi, il nostro sostegno e la nostra attenzione. Abbiamo già dato mandato al nostro legale per la costituzione di parte civile a tutela dell’Azienda e, soprattutto, dei lavoratori”. Il responsabile della violenza è stato arrestato dai carabinieri intervenuti sul posto chiamati da cittadini. Le misure di sicurezza attive non lo hanno fatto desistere dal perseguire il suo scopo delittuoso. “Siamo sicuri che la risposta della Giustizia sarà rapida, severa ed esemplare – conclude il direttore generale dell’Azienda sanitaria catanese -. Rivolgo un pensiero grato sia ai cittadini per il senso civico e il senso del dovere che hanno manifestato, sia ai carabinieri intervenuti”.

La CIMO Sicilia aveva scritto anche ai Direttori Generali delle ASP siciliane da cui dipende il servizio di Guardia Medica sul territorio, chiedendo loro di provvedere alla sistemazione e messa in sicurezza dei locali adibiti a quell’uso, di provvedere ad affiancare un infermiere al medico nel turno notturno, di mettere in campo sistemi di allarme collegati alle Forze dell’ordine, di istituire guardianie notturne o servizi di metronotte con passaggi frequenti. Anche in questo caso nessuna risposta. Anche in questo caso altri colpevoli che devono sentire sulla loro coscienza il peso di questa ennesima brutale aggressione. Tutto questo sull’altare del risparmio e del contenimento della spesa.

CIMO Sicilia intende denunciare all’Autorità Giudiziaria quanti ritenuti colpevoli o correi del crimine commesso.

“Non ho parole per commentare l’efferatezza di quanto successo – afferma Calogero Coniglio, segretario territoriale della provincia di Catania e coordinatore nazionale Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla Confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei – “Dico solo che è inconcepibile che, ancora oggi, dopo appelli, denunce, richieste di incontri con i prefetti e comunicati stampa, succedano queste cose. Abbiamo sempre chiesto che le guardie mediche non venissero collocate in periferia ma in centro, in luoghi illuminati e frequentati. Bisogna rafforzare i controlli in tutti i luoghi dove vengono erogati servizi pubblici senza aspettare che prima ci scappi il morto. L’Asp deve fare qualcosa altrimenti deve ritenersi responsabile di quanto sta succedendo”.

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