Articoli e Lavori

News e Progetti
Operazione “Donne d’onore”: i mariti in carcere, a loro il compito di gestire spaccio ed estorsioni

Operazione “Donne d’onore”: i mariti in carcere, a loro il compito di gestire spaccio ed estorsioni

26.09.2017.

GELA – All’alba di questa mattina i carabinieri hanno dato esecuzione a 7  misure cautelari a Gela (Caltanissetta), Catania, Palermo e Agrigento.

L’operazione dei carabinieri di Gela è stata denominata “Donne d’onore”. L’attività d’indagine iniziò nell’ottobre 2015 a seguito di alcuni danneggiamenti con colpi di arma da fuoco a imprenditori locali.

I militari hanno inoltre accertato anche una fiorente attività di spaccio derivata da numerosi acquisti di sostanze stupefacenti a Catania. Così facendo veniva alimentato il mercato gelese di spaccio al minuto, nonché altre estorsioni e danneggiamenti compiuti con armi da fuoco.  Tra questi due episodi accaduti nella notte del 22 ottobre 2015 nei pressi delle abitazioni di Malvin Bodinaku e Carlo Cavaleri per debiti legati allo spaccio di stupefacenti, entrambe effettuate con fucile da caccia.

I carabinieri hanno focalizzato la loro attenzione su alcune persone, già note alle forze dell’ordine, che avevano contatti privilegiati nell’area del catanese grazie a cui riuscivano ad acquistare sostanze stupefacenti.

Al centro dell’organizzazione è posta la famiglia di Nicola Liardo, capo indiscusso del sodalizio, già appartenente a Cosa Nostra, del clan Emmanuello, impegnato nel traffico di stupefacenti a partire dagli anni ’90. Liardo d’accordo col suo ex compagno di cella Salvatore Crisafulli,impartiva le disposizioni alla famiglia direttamente dal carcere dov’è tuttora detenuto.

In questa circostanza, è stato fondamentale l’apporto delle donne. Infatti, data la restrizione in carcere, i due capi famiglia conducevano i loro loschi traffici, avvalendosi della costante collaborazione di Monia Greco e Maria Chiaramonte detta “Mary”, rispettivamente moglie di Liardo e compagna di Crisafulli, che avevano il ruolo di intrattenere i contatti con gli acquirenti e di organizzare le trasferte per fare carico della droga.

Giuseppe Liardo, ricevute le disposizioni dalla moglie Monia Greco, era solito recarsi a Catania per acquistare cocaina dalla compagna di Salvatore Crisafulli e, successivamente, lareimmetteva nel mercato gelese avvalendosi di altri spacciatori tra cui Salvatore Raniolo “Tony”.

Due sono state le estorsioni aggravate dal metodo mafioso ai danni di imprenditori locali accertate, uno dei quali era stato costretto ad assumere fittiziamente il figlio del boss pagandone anche i contributi. È stata anche acclarata la disponibilità in capo allo stesso Giuseppe Liardo di un’arma da sparo con cui operava le minacce e i danneggiamenti.

In moltissime delle conversazioni captate, il linguaggio utilizzato dagli indagati è palesemente criptico, per dissimulare il reale oggetto dei loro dialoghi, ovvero in riferimento alle sostanze stupefacenti.

Per questo motivo, Nicola Liardo, 43 anni, Salvatore Crisafulli, 39 anni, Giuseppe Liardo, 20 anni, e Salvatore Raniolo, detto “Tony”, 27  anni, sono stati rinchiusi in carcere a scopo cautelare.

Ai domiciliari sono invece finite Monia Greco, 40 anni e Maria Teresa Chiaramonte, 44 anni. Dorotea Liardo detta “Doroty”, 22 anni, avrà invece l’obbligo di presentarsi di fronte alla polizia giudiziaria.

A loro sono contestati i reati di associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, estorsione e danneggiamento con colpi di arma da fuoco.

S H A R E: