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Regionali, exit poll lasciano “partita” aperta: Musumeci poco avanti Cancelleri

Regionali, exit poll lasciano “partita” aperta: Musumeci poco avanti Cancelleri

06.11.2017.

Seggi chiusi alle 22 per il voto siciliano regionale. La parola passa al responso delle urne, ma non prima di domattina quando dalle 8 in poi avrà inizio lo spoglio delle schede. L’attesa viene frattanto riempita dai primi exit poll sui risultati dei candidati alla presidenza della Regione. Secondo i due realizzati da RaiNews 24 la forbice tra Nello Musumeci, centrodestra, e Giancarlo Cancelleri, M5S, (i principali contendenti di questa “tenzone” elettorale) sarebbe davvero corta: alla prima rilevazione, il primo si attesta sul 35-39%, il secondo sul 33-37%. Fabrizio Micari, centrosinistra, avrebbe avuto, si parla sempre di exit poll, il 16-20%, ultimo Claudio Fava con il 7-11%. Il secondo exit poll fa avanzare di un punto Musumeci (36-40%), conferma la posizione di Cancelleri (33-37%), anche Micari resta fermo al 16-20% mentre Fava indietreggia con un 6-10%.

Altro sondaggio, quello de La 7, che dà sempre Nello Musumeci in vantaggio con il 36-40%, mentre Fabrizio Cancelleri è al
34-38%, Fabrizio Micari tra il 16 ed il 20% e La Rosa allo 0,2%.

«C’è un cauto ottimismo, ma attendiamo con fiducia il dato definitivo di domani». E’ quanto trapela dallo staff di Nello Musumeci sugli exit poll. Secondo quanto si è appreso il candidato del centrodestra a governatore della Sicilia non rilascerà alcun commento sui dati che emergono dai sondaggi elettorali.

«Qualunque commento lo rinvierei a domani, imbastire un commento sugli exit poll non ha senso, valgono pochissimo perché campati in aria. Quando si deve ragionare sui numeri bisogna farlo su dati reali, le forbici lasciano il tempo che trovano». Lo ha detto il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari commentando i primi exit poll nella sede del comitato elettorale a Palermo. «Domani ragioniamo sui numeri veri» ha aggiunto.

Una partita importante, quella siciliana, per gli equilibri dell’isola che cambia maggioranza e governatore dopo i 5 anni di Rosario Crocetta. A Palazzo D’Orleans, 5 anni dopo la sconfitta, andrà Musumeci, fortemente voluto da Giorgia Meloni e Matteo Salvini e accettato da Silvio Berlusconi per evitare una rottura che poteva costare ancora una volta la sconfitta al centrodestra. Ed invece, tra arancini e abbracci più o meno sinceri, il centrodestra tornerebbe alla guida della Sicilia e la vede come trampolino di lancio per la vittoria delle elezioni politiche. Il Cavaliere può vantare il ruolo di guida della coalizione anche se lo sbarco di Salvini nell’isola è determinante per la vittoria del centrodestra.

Il calo dei votanti, invece, secondo M5S, ha danneggiato Cancelleri, anche lui alla seconda corsa da governatore nell’isola. Anche qui la posta in gioco nazionale è altissima: conquistando la prima Regione, Luigi Di Maio voleva superare il banco di prova da candidato premier mettendo a tacere gli ortodossi. Ma il risultato è comunque positivo e i grillini possono dimostrare che la campagna capillare, casa per casa, con la presenza di tutti i big, Beppe Grillo incluso, paga. E la sfida per Palazzo Chigi è apertissima.

Va male, invece, il rettore Micari, scelto da Matteo Renzi accogliendo la proposta di Leoluca Orlando e convincendo Angelino Alfano. La rottura con la sinistra di Fava danneggia, ma non in modo determinante, il centrosinistra prefigurando una divisione tra i dem e egli ex Mdp difficilmente sanabile a livello nazionale. Delude, secondo gli exit poll, il risultato del rettore ma anche il Pd sarebbe in calo rispetto alla percentuale del 13,4% di 5 anni fa con una forchetta tra l’8 e l’12%. Un risultato che rischia di aprire una resa dei conti interna al partito a pochi mesi dalle politiche, con la minoranza che chiede una maggiore collegialità nelle decisioni e arriva a mettere in discussione il ruolo di Renzi come candidato premier. E che non aiuta la stabilità del governo Gentiloni alla vigilia dell’iter alle Camere della manovra. L’unica consolazione, magra, di Renzi è di non essere arrivato quarto dopo i “Cento Passi” di Claudio Fava, che ha aggregato i bersaniani con la sinistra di Nicola Fratoianni raggiungendo il 7%.

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