Nello Musumeci è il nuovo presidente della Regione Sicilia. Tra i siciliani il primo “partito” resta ancora una volta quello dell’astensione: alle urne solo il 46,76% dei votanti. «Sarò il presidente di tutti, combatterò per la Sicilia», promette Musumeci, che però rischia di non avere da solo la maggioranza in Assemblea regionale siciliana per governare. «Il laboratorio Sicilia – esulta – ha valore nazionale». A pochi mesi dalle politiche, infatti, il test siciliano fa ben sperare il centrodestra: «La vittoria di Musumeci è la vittoria dei moderati che credono nella possibilità di un futuro migliore e un cambiamento vero», dichiara Silvio Berlusconi, che – facendo irritare gli alleati – rivendica a Fi di aver reso «possibile» la vittoria del candidato della destra.
Dal quartier generale del M5s a Caltanissetta si fa sentire intanto Luigi Di Maio, che annulla il confronto tv previsto per martedì con Renzi (“Non è più leader”), e rilancia le ambizioni del Movimento: «Il voto non ci porta alla presidenza della Sicilia, ma da qui parte un’onda che tra 4 mesi ci può portare al 40% e a Palazzo Chigi. Molti astenuti siciliani si pentiranno di aver riportato in Regione chi ha speculato finora». E al termine di una campagna elettorale segnata dalle polemiche il M5s si spinge oltre. Manlio Di Stefano evoca il «rischio brogli» e Cancelleri si rifiuta di chiamare Musumeci: «E’ una vittoria contaminata dagli impresentabili e dalla complicità dei media».
Tutt’altra storia a sinistra. Micari perde il 7% nel voto disgiunto e la sua lista resta fuori dall’Ars. Il Pd si ferma poco sotto il 13%, «stesso risultato – sottolineano i renziani – del 2012». E mentre l’Udc a destra registra un buon risultato, Ap, che ha scelto la coalizione con i Dem, resta fuori dall’Ars e apre il processo interno.
Il primo test elettorale degli ex Dem di Mdp non è brillante, con la lista di sostegno a Claudio Fava poco sopra il 5%, ma è un buon viatico, sottolineano i bersaniani, per il futuro. «Dopo dieci anni – dichiara Fava – la sinistra torna nel Parlamento siciliano, per fare opposizione, per lanciare, a partire dalla Sicilia, una proposta politica che guarda anche al resto del Paese, con lo sguardo rivolto al futuro».