di Elisa Guccione
CATANIA – Non si risparmia sul set come nella vita. Anna Foglietta è ironica e coinvolgente proprio come siamo abituati a conoscerla. Protagonista in questi giorni al Teatro Verga con “La Pazza della porta accanto”, di Claudio Fava e diretto da Alessandro Gassmann. Sedute al centro della scena, poco prima che inizi lo spettacolo, incontriamo l’attrice romana che dà voce all’indimenticata poetessa dei navigli.
Siamo di fronte ad un’interpretazione diversa. È stato difficile dare voce ad una donna così complessa come Alda Merini?
“L’attore è uno strumento in mano a dei registi, che può suonare qualunque cosa. Alessandro Gassmann ha puntato su di me credendo che io potessi essere credibile e vera. Inizialmente mi sono spaventata, perché essendo abituata a calcare più i set cinematografici che le tavole del palcoscenico ho avuto un attimo di ansia, ma essendo una donna coraggiosa mi sono immersa in quest’avventura. Sono stata impossessata dai versi di Alda Merini e dall’importante stesura di Claudio Fava lasciandomi guidare da un’impeccabile ed attenta regia”.
L’intero spettacolo è molto scorrevole ed ha molte influenze cinematografiche. Penso non sia stato un caso
“Alessandro ha creato quello che a lui piacerebbe vedere da spettatore, ha un modo di vivere il lavoro molto particolare ed interessante. Monta lo spettacolo in una settimana e poi pian piano scava nella psicologia dei personaggi. Ci siamo trovati molto bene a lavorare insieme, perché entrambi vedevamo l’interpretazione di Alda Merini allo stesso modo. È stato sin da subito un rapporto simbiotico, che cresce e migliora replica dopo replica. Questa messa in scena è un lavoro che si svela e rivela ogni sera in modo diverso. L’influenza del cinema è inevitabile, perché entrambi veniamo dallo stesso mondo”.
“La pazza della porta accanto” è una denuncia sociale. Apre uno spaccato su una problematica delicata in cui è facile cadere nello scontato e nel banale. Il successo di questa rappresentazione, secondo lei, a cosa è dovuto?
“Questo spettacolo dà voce agli ultimi del mondo, i protagonisti della poesia di Alda Merini, ma senza averne paura. Lancia un messaggio molto forte: aiutare il diverso diventando mezzo per migliorare la sua e la nostra esistenza attraverso il bene. La legge Basaglia ha aperto i cancelli ma esistono ancora troppi problemi non ancora superati. Il ruolo dell’attore è molto importante, perché diventa portatore sano di civiltà coinvolgendo, e lo si vede ogni sera, il pubblico”.
Tutta la compagnia fa percepire allo spettatore una grande complicità e solidarietà potrebbe essere dovuto anche da questa discesa negli inferi ogni volta che indossate i panni dei protagonisti di questa storia di lacrime e dolore?
“È vero siamo un gruppo molto solido ed unito. L’abbraccio finale a fine spettacolo, durante i saluti, non è una formalità perché sentiamo il peso e la responsabilità di rendere il meglio del meglio”.
Prossimamente so che la vedremo al cinema …
“L’11 febbraio uscirà il nuovo film di Paolo Genovese, “Perfetti sconosciuti”, con Edoardo Leo, Marco Giallini, Valerio Mastrandrea, Giuseppe Battiston e Kasia Smutniak. Si ride nella prima parte e si riflette nella seconda. Credo molto in questo progetto, perché è veramente bello e chi lo vedrà ne rimarrà colpito”.
Qualche anticipazione sul suo personaggio
“È una donna sposata con figli e suocera a carico con problemi di alcolismo, che nasconde un torbido segreto che verrà fuori nel corso del film, modificando la vita di tutti i protagonisti”.
I suoi occhi si illuminano quando parla di cinema o sbaglio?
(ride)
“Sono molto attratta dalla macchina da presa inutile nasconderlo. Sul set mi sento profondamente a mio agio. Sto bene. Il teatro è un luogo magico, ma il cinema è il mio grande amore”.
Elisa Guccione
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