di Elisa Guccione
Foto Servizio Vincenzo Musumeci
BELPASSO – È tra le più brillanti voci del panorama giornalistico italiano. Interpreta in maniera distaccata ed attenta il nostro quotidiano. Parliamo del palermitano Virman Cusenza, cresciuto a stretto contatto con Indro Montanelli nella redazione milanese del “Giornale”. Incontriamo il giornalista in occasione del Martoglio 2015, poco prima di saliere sul palco e ricevere il riconoscimento alla carriera, approfondendo alcuni aspetti della professione giornalistica senza tralasciare alcuni importanti fatti del Paese.
Dal 2012 guida “Il Messaggero” di Roma. Com’è cambiato il suo ruolo del direttore rispetto al passato?
“Bella domanda. Dagli ultimi sette anni è cambiato completamente tutto. Il peso della parte digitale è molto più ampio e consistente. È impossibile pensare ad un prodotto solo al cartaceo, in quanto il web ha fatto ribaltare l’approccio sul mercato acquisendo anche una proiezione sulla carta. La funzione dei giornali e il ruolo che svolgono è importante, perché soprattutto per le grandi testate devono garantire una qualità dell’informazione che aiuti anche il sistema democratico a funzionare meglio”.
Anche le grandi testate subiscono la crisi. Per attirare i lettori a condividere un pezzo sul web o comprare un giornale spesso si punta a stuzzicare la curiosità di chi legge utilizzando titoli ad effetto sfruttando l’onda mediatica. È possibile creare un giusto rapporto tra vendite e informazione?
“Per essere credibili non si devono mai ingigantire neanche le notizie in esclusiva che ciascun giornale possiede, perché il lettore oggi è tutt’altro che distratto e si accorge quando si strombazza un titolo per vendere la propria merce. I giornali oggi tendono a differenziarsi tra coloro che hanno una forte radice territoriale e chi fondamentalmente si basa sull’opinione. Testate come ad esempio il Corriere della Sera stanno molto attenti al territorio, perché l’informazione diretta con il cittadino è fondamentale, invece Il Messaggero punta ad esempio sull’aspetto di difensore civico. Questi sono compiti primari ed è la ragione per la quale sopravviveranno sul mercato”.
Fatti come lo scandalo di Mafia Capitale o i Casamonica hanno fatto aumentare le vendite e le visualizzazioni di numerose testate piccole e grandi. In casi come questi come fa un giornalista a non esasperare il lettore sfruttando il successo mediatico del momento?
“Mafia Capitale è un fenomeno certificato, che sarà accertato in fase processuale. È un evento che ha messo in luce uno spaccato criminale della Roma politica- amministrativa, con un risultato diverso ma allo stesso tempo simile sul concetto di mafia a cui siamo abituati. Penso che questa notizia sia stata salutare per i romani, perché l’atteggiamento di molti era totalmente distratto nei confronti di fenomeni così gravi. La gravitò del fatto ha causato una presa di coscienza utile che ha portato la città a scrollarsi di dosso una mentalità e un comportamento provinciale fino ad arrivare ad ottenere anche un maggiore impegno civile. I Casamonica non sono la proiezione mafiosa sulla città, ma un gruppo criminale che non ha nulla a che vedere né con l’inchiesta giudiziaria di Mafia Capitale né con il fenomeno mafioso in generale, se non per il fatto che alcuni esponenti della famiglia hanno avuto “rapporti d’affari” con la ‘ndragheta e la camorra. Sono un fenomeno grave e folkloristico e non una priorità per Roma”.
Recentemente l’abbiamo vista anche da Vespa durante la puntata dedicata ai Casamonica. Da giornalista come giudica la decisione di dedicare una puntata ad una notizia simile?
“Credo che la scelta di Vespa sia stata corretta, perché tutti sono invitabili. Si poteva, forse, fare un collegamento esterno ma queste sono cose tecniche che non mi competono. L’idea di far parlare il personaggio la trovo giusta, ma si dovrebbe stare più attenti non al fatto che gli sia stato dato lo spazio ma a quali domande gli siano state poste e che trattamento abbia ricevuto”.
La maggioranza tra giornalisti e opinione pubblica si è schierata contro questa puntata di Porta a Porta. Non è stata anche questa una spettacolarizzazione della notizia?
“La mia parte in studio l’ho fatta, la presa di distanza dalla situazione era evidente e francamente tutto questo clamore è stato il capitolo successivo ad una precedente polemica abbastanza dilatata creatasi durante l’estate. Si è creato molto rumore per poco”.
Elisa Guccione
Foto Servizio Vincenzo Musumeci