di Elisa Guccione
CATANIA – È impegnato nella messa in scena di “Pensaci Giacomino”, in scena fino al 20 marzo al Teatro Brancati, e il prossimo lunedì su Rai Uno sarà tra i protagonisti dei nuovi episodi de “Il Commissario Montalbano”. Parliamo di Agostino Zumbo, attore e dicitore fra i più pregiati della nostra cultura. Poco prima che si alzi il sipario, con il pubblico fremente in sala, tra sarte e tecnici impegnati nel controllare tutti i dettagli di scena chiacchieriamo allegramente scoprendo tante novità sui suoi impegni lavorativi, senza tralasciare la bufera che si è abbattuta in questi giorni sul destino del nostro teatro.
Reciterà ne “La piramide di fango” il secondo episodio della nuova serie “Il Commissario Montalbano”. Quale sarà il suo ruolo?
“Interpreterò un avvocato corrotto e truffaldino, utile per capire alcuni passaggi intricati della storia”.
Ci racconta com’è arrivato Montalbano nella sua vita?
“Ho lavorato sia al Cinema che in Televisione, ma non sono stato io a cercare questi ruoli. Anche per “La piramide di fango” è accaduto lo stesso. Ho ricevuto una chiamata e il primo provino si è svolto a Catania, mentre quello definitivo per l’acquisizione del ruolo è stato fatto a Roma”.
Non è la sua prima volta nella fiction dedicata ai romanzi di Camilleri …
“È vero. Ho partecipato anni fa in una delle prime serie. Non nego che è stato davvero piacevole essere stati cercati. Recitare con Sironi e tutta la troupe significa lavorare in famiglia. Sul set si sta veramente bene ed è stata una vera gioia rincontrare tante persone care. Una delle forze di questa fiction sono gli attori catanesi, che continuano a dare quel tocco in più a tutta la storia amata in ogni parte del mondo”.
È impegnato al Brancati con “Pensaci Giacomino”, ma in passato ha già interpretato il testo di Pirandello con Turi Ferro e Ida Carrara…
“Inevitabilmente ricordo le scorse tournee con tanta emozione. Adesso con Miko Magistro e Tuccio Musumeci sto ripetendo lo stesso ruolo a cui ho dato vita anni fa. La nostalgia è inevitabile. Quest’edizione è molto bella e il gruppo di attori è di ottimo livello”.
Questa versione teatrale è molto rigorosa e fedele al volere dell’autore, non è stata né stravolta né snaturata nella sua essenza …
“È tutta in dialetto. Alcuni personaggi parlano anche in italiano, ma tutto si muove attorno alla nostra lingua madre. Il regista Giuseppe Romani ha utilizzato la versione originale recuperata dalla professoressa Sarah Zappulla Muscarà del cofanetto “Pirandello in dialetto”.
Ci racconta qualcosa delle prove?
“Vedere Tuccio Musumeci che fa Cinquemani è una gioia e un divertimento immenso. Tutto si è svolto tranquillamente tranne per il semplice fatto che l’intero cast è stato devastato da un’influenza terrificante che un po’ alla volta ci ha costretto tutti a letto. Su whatsup ho creato un gruppo, “I Giacomini Pensierosi” per sapere qual era il bollettino di guerra ovvero i gradi della temperatura di ognuno di noi. Le prove inevitabilmente erano scaglionate in base ai superstiti”. (ride)
Prima di salire sul palco cosa fa o dice?
“Niente di particolare. Alzo gli occhi al cielo in cerca della benedizione divina. Prima di mettere piede sul palco, in una frazione di secondo, sottovoce ripeto: “Ma a mia cu mu fici fari …”. (ride) Ma appena sento il respiro del pubblico passa subito tutto”.
Lei ha vissuto il teatro con Turi Ferro e vive quello di adesso. Cosa ricorda di allora e qual è la differenza più grande con il nostro presente?
“Quando recitavo con Turi i teatri erano pieni. In quel momento c’era più disponibilità economica e si poteva osare di più. Oggi è tutto diverso e si va verso la velocizzazione delle cose, a volte, senza pensare troppo alla qualità”.
Proviamo ad essere un po’ più diretti. Alla grande bagarre di questi giorni sul cambio al vertice dello Stabile da attore e da uomo di cultura come si pone?
“Giovanni Anfuso è una bella persona. Ho avuto modo di lavorare con lui in varie occasioni e non posso non parlarne bene, perché è davvero un uomo gentile e corretto oltre che un ottimo professionista. Dovrà affrontare una situazione più che difficile indipendentemente da chi abbia avuto la colpa di questa crisi. Non sarà facile stare seduto in quella poltrona, perché si sono create troppe polemiche inutili. In una situazione del genere tutti parlano, criticano e vorrebbero avere il posto occupato da altri. Prima di giudicare si dovrebbe pensare alla frase che un “signore” duemila anni fa disse: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Credo che sia arrivato il momento del sano dialogo e si evitino questi attacchi feroci a 360°. La politica, è vero, dovrebbe stare lontano dalla cultura ma è inevitabile che ci sia la sua interferenza, impossibile pensare che ciò non accada. Mi auguro che alla fine tutto vada bene, perché in questo momento ci sono troppe sofferenze per attori, impiegati e maestranze”.
Elisa Guccione