di Elisa Guccione
Foto Servizio Vincenzo Musumeci
VIAGRANDE– “Mi piace raccontare la vita e i suoi molteplici aspetti in musica, in radio, in televisione o attraverso le pagine di un libro”. Inizia così il nostro incontro con il poliedrico Enrico Ruggeri, ospite d’onore della XXIX edizione del Premio Aquila d’Argento, evento prodotto ed organizzato da Prima Musica, presentato da Ruggero Sardo, e posticipato al 27 agosto a causa della forte pioggia che si è abbattuta questo pomeriggio sulla nostra isola. Conosciamo meglio, tra una battuta e un sorriso, il cantautore milanese che come obiettivo della sua lunga e prolifica carriera artistica ha posto l’attenzione sulla comunicazione e la parola.
Ad aprile di quest’anno esce il suo nuovo album, “Pezzi di vita”, un doppio cd che racchiude le canzoni dal 1980 al 1985 e brani inediti come “Tre signori” dedicato agli amici Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e Giorgio Faletti. Ci racconta come nasce questa canzone?
“Ho scritto questo pezzo pensando al paradiso, ad un luogo dell’anima in cui si sta bene e si continua a fare tutte ciò che di bello è stato fatto durante la vita. Ho pensato a questi tre miei amici che hanno vissuto cose diverse, ma entrambi dotati di grande intelligenza ed ironia, li ho immaginati mentre ridono, suonano e si prendono in giro. Questa canzone è nata scherzosamente, con gioia”.
“Quello che le donne non dicono” non è solo una canzone immortale ma è anche il titolo di un suo programma televisivo che racconta l’universo femminile. Non è la prima volta che utilizza il nome di una suo brano per un programma da lei condotto ed ideato …
“Quando decido di fare una trasmissione televisiva o radiofonica preferisco prendere spunto dal nome delle mie canzoni. Non è la prima volta, è accaduto anche con “Mistero” e “Il Falco e il Gabbiano”. È un vezzo d’artista”.
Riesce a muoversi tra musica, scrittura, televisione, radio e cinema con molta facilità. Ci spiega come sono avvenuti quest’importanti passaggi umani e professionali nella sua vita?
“La vita è spettacolare, poetica e drammatica allo stesso tempo. Ho iniziato con la musica passando dalla televisione, alla radio fino ai romanzi. Il principio che muove questo meccanismo è, sempre lo stesso, comunicare qualcosa agli altri”.
Come nascono le sue canzoni?
“Dipende. Succede tutto per caso, quando scrivo non so mai se quella canzone la canterò io o la canterà, ad esempio, l’amica Fiorella per la quale ho scritto più di dieci canzoni. Quando arrivano le idee è importante saperle mettere in pratica e dare vita a ciò che si è pensato”.
Nel 1987 vince per la prima volta, con i colleghi ed amici Morandi e Tozzi, il Festival di Sanremo con “Si Può dare di più”. Questa canzone ha avuto un successo planetario. Possiamo essere partecipi di qualche momento particolare di quella vittoria e delle manifestazioni di affetto della gente?
“È stata una bella avventura. Abbiamo girato il mondo. “Si più dare di più” è anche l’inno della nazionale cantanti e in qualunque parte della terra la conoscono e la cantano. Le vittorie più belle sono, senza dubbio, quelle condivise e sono felice di aver vissuto questo momento accanto a Gianni ed Umberto”.
Ritorna spesso in Sicilia. So che c’è un legame particolare con la nostra terra …
“I miei nonni erano siciliani. (ride) Ho dei bellissimi ricordi legati a questa terra magnifica come il calore della gente durante i concerti o le belle giornate di sole, senza dimenticare l’ottima cucina. Quando incontro un siciliano magro non posso che complimentarmi con lui, perché è impossibile resistere ai vostri dolci e alle vostre tentazioni culinarie”. (ride)
Cosa ci regalerà prossimamente. Musica, libri, radio o televisione?
“Sto rivedendo il mio settimo romanzo che tra non molto vedrà la luce”.
Elisa Guccione
Foto Servizio Vincenzo Musumeci
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