di Elisa Guccione
Foto Servizio Vincenzo Musumeci
CATANIA – A poche ore dal debutto catanese di “Il mio nome è Nessuno – L’Ulisse” al Teatro Metropolitan, tratto dal romanzo di Valerio Massimo Manfredi con la regia di Alessandro Pizzech e l’adattamento di Francesco Niccolini, in scena dal quindici al diciassette gennaio, in un noto bar catanese, incontriamo l’attore siracusano Sebastiano Lo Monaco che nonostante il pungente freddo di gennaio non si risparmia a raccontare appassionatamente e con grande grinta chi è e com’ è nato il suo Ulisse, anticipandoci i prossimi importanti impegni professionali.
In questo spettacolo si racconta il mito di Ulisse in maniera diversa e accattivante, dipende da questo il successo delle numerose repliche?
“Manfredi ha avuto l’intuizione di avere inventato un racconto dalla nascita alla morte. Si comincia parlando di Ulisse bambino passando all’amore con Penelope, l’educazione alla guerra da parte del nonno e del padre fino al ritorno ad Itaca. L’autore pone l’attenzione sulla differenza fondamentale di quest’uomo rispetto ai suoi compagni d’arme ovvero la parola. Ulisse è il primo uomo della storia dell’umanità che antepone il pensiero alla forza. È il primo che utilizza il verbo come strumento d’unione e di dialogo”.
Se creassimo un parallelo paragonando Ulisse ad un uomo moderno chi potrebbe essere?
“Un ambasciatore Onu o un politico. È un personaggio, estremamente contemporaneo perché rispetto agli uomini del suo tempo arriva addirittura a trattare il compromesso e cerca sempre il confronto alla violenza”.
Cosa c’è di Sebastiano Lo Monaco in questo ruolo?
“Cerco sempre di mettere un po’ di me in ogni personaggio che interpreto. Ulisse è, come me, un uomo di pace. Se Cristo mi avesse chiamato in giovane età avrei scelto la strada della missione, sono sempre in conflitto se lasciare il teatro e occuparmi del prossimo”.
Appena si pensa all’antica Grecia e alla sua immensa cultura spesso si immagina una messa in scena pesante e difficile da capire. Qual è il pubblico di questa rappresentazione?
“È un Ulisse nazional popolare nel senso gramsciano del termine, ovvero la cultura spiegata al popolo cioè per tutti. Si parla di democrazia, di logos e filosofia in modo coinvolgente ma allo stesso tempo semplice. Lo spettacolo è stato visto dai bambini dagli anziani”.
A febbraio riprenderà spettacolo “Per non morire di mafia”, in scena dal 2010, tratto dal romanzo di Pietro Grasso. Ci racconta come è avvenuto l’incontro con il Presidente del Senato?
“Mi aveva visto recitare la prima volta nel 2004 al Teatro Greco di Siracusa ed è venuto a vedermi altre volte. Nella primavera del 2009 è stato pubblicato il libro “Per non morire di mafia” ed un giorno grazie alla complicità benevola del Teatro Greco di Siracusa ci ritrovammo, per caso, seduti vicini durante una rappresentazione e parlando con lui mi venne l’idea di realizzare un monologo”.
Accettò subito?
“Inizialmente fu molto titubante, perché pensava che lo spettacolo potesse essere visto come un’autocelebrazione. Ho insistito davvero tanto e alla fine ce l’ho fatta. Ricordo che mi disse: “signor Lo Monaco lo faccia, perché so che se non le darò una risposta positiva lei continuerà finchè non avrà un si”. (ride) Oltre cinquecento repliche e ogni volta grandi emozioni e partecipazione di pubblico”.
So che presto reciterà al fianco di Adriano Giannini, diretto da Ricky Tognazzi nel film tv dedicato a Boris Giuliano. Ci anticipa qualcosa?
“Sarò un poliziotto di vecchio stampo che frequenta personaggi ambigui e non si accorge cosa c’è dietro. Capirà e darà ragione a Boris Giuliano solo dopo la sua morte. È un uomo semplice con il difetto di non aver capito subito cosa stesse accadendo”.
Elisa Guccione
Foto Servizio Vincenzo Musumeci