di Elisa Guccione
Ph Dino Stornello
Catania- La sete di potere è la forza propulsiva che muove l’accurata ed appassionante messa in scena de “Il leone d’inverno” di James Goldman diretta sapientemente con analitica intelligenza da Nicasio Anzelmo, che ha debuttato in prima nazionale al Teatro Brancati con repliche fino al 9 marzo per una produzione del Teatro della Città centro di produzione teatrale.
Un intenso atto unico in cui i due protagonisti Enrico II re d’Inghilterra, interpretato con convincente passione e bravura da Maximilian Nisi, ed Eleonora di Aquitania l’indomita e indomabile moglie di Enrico II, resa viva, vibrante ed estremamente vera in tutte le complesse sfaccettature psicologiche del personaggio da Viola Graziosi, muovendosi su fatti storici realmente accaduti come la preoccupazione relativa alla successione del regno e della sua integrità danno libero sfogo alla componente personale e familiare della coppia. Due disperati amanti che si odiano e si amano allo stesso tempo e combattono tra sotterfugi ed alleanze varie pronti a rovinarsi l’un l’altro.
Il testo del 1966 di Goldman che tra teatro e cinema ha visto diverse interpretazioni è uno specchio della nostra realtà per l’esaltazione psicologica, forse esagerata ma dalla resa perfetta, di tutti i personaggi protagonisti di questo dramma familiare i quali denudano la propria anima libera da ogni costrizione.
Oltre al riferimento storico e la lotta fratricida tra Riccardo Cuor di Leone (Davide Pandolfo), Goffredo il figlio di mezzo (Francesco Di Cesare), Giovanni il figlio più giovane (Davide Ingannamorte) e le alleanze con Filippo il re di Francia (Giulio Tropea) e la giovane Alais sorella di Filippo ed amante di Enrico II (Sofia Graiani) per la successione al trono emergono le ferite e i traumi di una famiglia nevroticamente complicata e difficile da gestire.
A rendere forte tutto lo spettacolo, premiato da numerosi applausi, è il travaglio umano ed esistenziale dei personaggi che dimostrano come la mancanza di legami solidi e soprattutto la mancanza di comunicazione siano l’esempio più classico di una famiglia disfunzionale che preferisce la guerra all’amore.
Elisa Guccione