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Alla Sala Randone “Sole a strisce” e l’umanità sconfitta dietro le sbarre

Alla Sala Randone “Sole a strisce” e l’umanità sconfitta dietro le sbarre

02.05.2019.

di Elisa Guccione 

Dopo tre anni di tournee in giro per l’Italia sabato 4 maggio, alle ore 21.00, e domenica 5 maggio, alle ore 19.00, alla Sala Randone di Mascalucia andrà in scena per la prima volta a in Sicilia la pièce “Sole a strisce” scritta, diretta e interpretata da Gianluca Barbagallo con Nicola Diodati e Marco Lombardo per una produzione The urban company theater.

“Dentro la cella di una galera dovrebbe avvenire il pentimento- dichiara Gianluca Barbagallo-, diverse le colpe da scontare dei vari detenuti ed anche nell’animo dell’assassino più crudele, esempio di un’umanità sconfitta, c’è il desiderio di un riscatto”.

“Sole a strisce” è un inno alla vita, una sinfonia speciale dedicata a quel gioco magico che scava negli angoli più bui dell’animo umano, raccontando la storia di tre uomini reietti e differenti da cui emerge un’umanità vera e disarmante, capace di abbattere il confine tra palco e platea e porre l’accento sul vero concetto di libertà e sulle tante, troppe quotidiane prigioni invisibili dove l’uomo moderno è costretto a vivere e convivere.

“Lo spettacolo- continua l’attore e regista apprezzato dalla critica per l’ottima pièce “Paolo e Giovanni” dedicata ai giudici Falcone e Borsellino- punta ad analizzare l’individuo prima del reo, l’umanità prima della colpa, con l’obiettivo di sottolineare che, spesso, le prigioni più dolorose da cui è quasi impossibile poter uscire e liberarsi non sono quelle con le sbarre ma le tante troppe false chimere decantate da una società ipocrita e falsamente perbenista”.

Una messa in scena cruda ed immediata che come un vero pugno nello stomaco innesca un particolare processo di revisione dei fatti e della storia del mondo delle carceri per un testo dalla forte valenza sociale e psicologica, che racconta attraverso la funzione catartica del teatro quella sofferenza dell’anima di chi spera in un futuro che difficilmente riesce a vedere.

Elisa Guccione

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