di Elisa Guccione
CATANIA- Battute, gag esilaranti e tanta voglia di non prendersi sul serio raccontando Catania e i catanesi con tanto di “liscia” e “normali” racconti di vita del nostro quotidiano cittadino diventati con estrema semplicità, e quindi vincenti, comiche pagine teatrali di quello che eravamo e siamo diventati rivivono, sul palco dell’arena Adua, nel coinvolgente spettacolo “Basta che non sudi”, tratto dalle pagine dell’omonimo libro scritto da Gino Astorina ed edito da Giuseppe Maimone Editore.
Al fianco di un ispirato e straripante Gino Astorina gli inseparabili e storici compagni di una vita Nuccio Morabito, Luciano Messina e Francesca Agate che in un atto unico dal ritmo veloce e incandescente come gli applausi della gremita e partecipe platea hanno dipinto con sapienti pennellate la storia di ognuno di noi con riferimenti all’adolescenza, ai miti inossidabili della cinematografia come James Bond e le sue rocambolesche peripezie che non scalfivano la sua figura di perfetto playboy dallo smoking impeccabile anche sotto la muta da sub, che facevano impazzire di invidia e rabbia il catanesissimo Gino, alle vittorie “miracolose” degli Azzurri contro i tedeschi sino alle tante opere incompiute della nostra città come la tanto attesa metropolitana che né il nonno e né il padre di Astorina hanno visto realizzare o i tanti ponti abbattuti dai vari sindaci che hanno gestito la cosa pubblica da Scapagnini a Bianco.
Impossibile non farsi travolgere dalla grinta degli strampalati e inverosimili trailer cinematografici di film storici come “I miserabili” interpretati da “Giangiacc”, (Gino Astorina) e “Giangilecc”, (Nuccio Morabito) o “Il dottor Sdivago” interpretato da Luciano Messina e da una sempre brava Francesca Agate nel ruolo dell’ammalata Lara.
Due ore abbondanti di sano divertimento che tra ricordi di ieri ed oggi hanno vestito di poesia e sentimento una magica notte catanese in cui ci si è immersi nel libro dei ricordi di un ruspante bambino degli anni sessanta passando per il primo bacio, dato magari seduto nelle scomode sedie dei cinema all’aperto, sino alla disillusione di un uomo maturo che guarda al domani con la consapevolezza di non dimenticare quello che era.
Elisa Guccione