Uno spettacolo dalla tematica forte ma rappresentato con estrema delicatezza. Dopo la meravigliosa esperienza a I Teatro del Sacro 2019, l’atteso “82 Pietre”, scritto Simone Corso ed interpretato da Antonio Alveario, Simone Corso ed Adriana Mangano – prodotto da Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terrestri – giunge a Catania, in scena il 15 dicembre allo Spazio Zō in collaborazione con Latitudini, Rete Siciliana di Drammaturgia Contemporanea. Tra i settanta titoli partecipanti da tutta Italia ed i venti finalisti della seconda fase del concorso, “82 Pietre” ha superato le selezioni de “I Teatri del Sacro” edizione 2019 per la categoria Spettacoli Inediti, conquistando una prima nazionale il 20 giugno scorso al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno. Questa sesta edizione si è concentrata tematicamente sulle Opere di Misericordia ed “82 Pietre”, in particolare, su “Vestire gli ignudi”. Punto di partenza è il contemporaneo, le abitudini del viver d’oggi. Tra queste, la riproduzione e la visione, consapevole o meno, di video web dai più che vari contenuti. Intorno ad uno di questi video, ed in primo luogo a chi si trova dall’altro lato dello schermo, si costruisce questo mystery ambientato ad Altarupe. In scena, il maresciallo Armando Fugazzotto (Antonio Alveario), il brigadiere Sciacca (Simone Corso) ed una ragazza di cui non si conoscono provenienza e generalità (Adriana Mangano). “L’idea della ragazza è precedente al bando dei Teatri del Sacro destinato alle Opere di Misericordia – afferma Simone Corso – Ma con i Teatri del Sacro quell’idea ha trovato un suo completamento, in quanto l’Opera di Misericordia ha realmente vestito il personaggio comparso tra le strade innevate di questo paesino di fantasia. La mia riflessione si è concentrata su chi siano realmente gli ignudi e più propriamente sugli ignudi del nostro tempo: chi ha effettive ed evidenti difficoltà di povertà e chi, invece, ha perso il vestito della dignità e dell’integrità di essere umano.
“Una ragazza nuda si aggira sotto la neve che cade fitta per le strade di un piccolo paese montano – leggiamo nelle note di regia – Non ha niente con sé, se non un sacchetto pieno di pietre, 82 pietre. Il maresciallo Fugazzotto e il brigadiere Sciacca proveranno a capire di chi si tratti e cosa l’ha portata ad Altarupe quella sera: la giovane non proferisce parola e non interagisce in nessun modo con la realtà che le si muove intorno come se fosse sospesa, in attesa di qualcosa o qualcuno. La presenza muta e nuda della ragazza porrà Sciacca e Fugazzotto di fronte a qualcosa di insondabile, un mistero che dialoga coi quesiti irrisolti che albergano nell’antro più oscuro della loro anima … un detonatore per spogliarci del vestito che portiamo addosso e cucirne uno nuovo, diverso per forma e forse più scomodo, ma che ci ripari dal gelo che soffia dall’interno del nostro cuore”.