A 26 anni dalla morte dell’imprenditore Libero Grassi che si ribellò al pizzo e per questo venne ucciso dalla mafia, Palermo lo ricorda con una cerimonia in via Vittorio Alfieri. In quella strada, nel centro della città, il 29 agosto del 1991, alle sette e mezza di mattina, Grassi venne ucciso a Palermo con quattro colpi di pistola mentre andava a piedi al lavoro: la fabbrica Sigma. Questa mattina nel luogo dell’eccidio c’erano i figli dell’imprenditore Alice e Davide, il nipote Alfredo, il presidente del Senato Piero Grasso, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il prefetto di Palermo Antonella De Miro.
«E’ importante continuare a ricordare Libero Grassi – ha detto Grasso – per quello che ha rappresentato, non solo per essersi ribellato al pizzo ma, soprattutto, per avere fatto una campagna contro chi pagava il pizzo. Questa è stata la cosa che più ha infastidito Cosa nostra, perché Grassi stava facendo tanti proseliti nella sua denuncia». Poco prima di essere ucciso, infatti, l’imprenditore aveva pubblicato una lettera sul Giornale di Sicilia. «Non siamo disponibili a dare contributi – scrisse – e ci siamo messi sotto la protezione della polizia».
Da allora molte cose sono cambiate e tantissimi imprenditori hanno scelto la difficile strada della denuncia, anche se negli ultimi anni meno imprenditori si sono rivolti alle forze dell’ordine. «Il fenomeno del racket del pizzo non è scomparso e le denunce delle vittime sono diminuite. Bisogna analizzare – ha sottolineato Grasso – se le denunce diminuiscono perché il fenomeno è in calo, e noi lo spereremmo, ma c’è anche l’ipotesi che ci si adegua sempre di più a una situazione che non assume più le caratteristiche di violenza e pressione del passato».
Il nome di Libero Grassi da oggi si lega a un luogo di Palermo diverso e distante da quello in cui fu ucciso. E’ stato infatti inaugurato il parco Grassi ad Acqua dei corsari. «Fino a un mese fa la zona del Teatro del Sole era una discarica – dice Alice Grassi – non si vedeva più l’anfiteatro. Sono stati spesi in passato circa cinque milioni di euro per la riqualificazione ma hanno rubato tutto quello che si poteva rubare. Poi è stato trasformato in discarica. In questi anni c’è stato un lungo contenzioso tra Demanio e Comune. Adesso dovrebbe prenderlo in gestione il Comune. Il posto è fantastico».