CASTELVETRANO – «Lo scavo in corso suggerisce che la presenza umana sull’acropoli di Selinunte sia diversi millenni più antica rispetto a quanto fin qui ipotizzato». Lo dice l’archeologo Clemente Marconi che con Rosalia Pumo è alla guida del team di archeologi della New York University e dell’Università Statale di Milano che sta effettuando una campagna di scavi che si concluderà alla fine del mese.
«Al di sotto del primo livello di occupazione greca – aggiunge Marconi – è stato trovato uno spesso deposito di formazione naturale alto più di un metro nel quale sono stati scoperti, a una quota più alta, frammenti del bronzo recente e, a una quota più bassa, frammenti di industria litica mesolitica, databile tra gli anni 8.000 e 6.500 a.C.».
Marconi, che a Selinunte effettua scavi dal 2006, rende noto anche che sono stati trovati resti di animali e frammenti di carbone in associazione al primo livello di frequentazione greca nell’area che saranno analizzati al radiocarbonio e che potrebbero contribuire a datare la fondazione di Selinunte. «Al momento dell’arrivo dei Greci – conclude l’archeologo – non ci fu alcun insediamento indigeno». Per il direttore del parco archeologico Enrico Caruso, che ha anticipato che a settembre archeologi tedeschi avvieranno una nuova campagna di scavi, «dalla presenza dell’uomo sul sito nella preistoria all’arrivo dei Greci questi scavi stanno aggiungendo un importante tassello anche alla storia degli insediamenti greci in Sicilia.