di Elisa Guccione
La riesumazione del corpo di Attilio Manca, giovane e brillante urologo di Barcellona Pozzo di Gotto, presentata dai legali Antonio Ingroia e Fabio Repici da parte della famiglia Manca, non si farà. Il Gip di Roma Elvira Tamburelli ha archiviato il caso.
“Ancora una volta ingiustizia è stata fatta-dichiara Antonio Ingroia- la verità viene sacrificata sull’altare della ragion di Stato”.
La morte di Attilio Manca per lo Stato resta un caso di overdose, che portò un giovane di trentaquattro anni dal radioso futuro al suicidio, nonostante una perizia medico legale ha mosso seri dubbi sull’inoculazione volontaria in quanto Manca era un mancino puro, le dichiarazioni dei quattro pentiti che hanno chiaramente descritto la morte dell’urologo come un omicidio camuffato da suicidio collegato all’operazione di cancro alla prostata cui, nel settembre 2003, è stato sottoposto a Marsiglia il latitante capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, l’inattendibilità di alcuni testimoni e un’autopsia piena di omissioni e contraddizioni. Invece di indagare e approfondire le tante, troppe incongruenze tutto è stato bloccato con 75 pagine di motivazioni che uccidono nuovamente Attilio Manca etichettandolo semplicemente come un tossicodipendente.
“L’ennesima archiviazione della magistratura laziale, prima quella di Viterbo e adesso quella di Roma- continua Ingroia- conferma che avevamo ragione: lo Stato si autoprotegge, si autoassolve, affinchè non si sappia la verità, cioè che Attilio è stato ucciso dall’apparato mafioso istituzionale che a lungo ha coperto la latitanza di Bernardo Provenzano, garante della trattativa Stato- mafia, prima del suo arresto”.
La madre Angela Manca dal suo profilo facebook scrive: “Il Gip Elvira Tamburelli avrebbe potuto prendere una decisione coraggiosa: darci la possibilità di riesumare la salma. Avremmo avuto la possibilità di chiarire tanti dubbi come il setto nasale rotto, l’esame tricologico mai effettuato, il testicolo gonfio. Sarebbe stata una decisione saggia e nel contempo avrebbe dimostrato di voler seriamente approfondire quello che in precedenza i suoi colleghi hanno ignorato. Il grande depistaggio su Attilio è iniziato dalle telefonate sparite dai tabulati alla sua presenza negata a Marsiglia durante l’operazione alla prostata di Provenzano, poi è stato costruito un muro di menzogne con la complicità di Istituzioni compiacenti”.
Gino e Angela Manca, gli anziani genitori di Attilio, insieme al fratello Gianluca e alle 30000 persone che hanno firmato la petizione affinchè venga fatta luce su uno dei casi più eclatanti di giustizia deviata strettamente collegata alla trattativa Stato mafia, come testimoniano diversi pentiti, non si fermano perché quella di Attilio- come dichiarato a gran voce da Antonio Ingroia- non è stata una tragedia di droga, come si vuol far passare, ma una vittima di Stato e di mafia.
Elisa Guccione