CATANIA – Di fronte ai dolori della donna e al battito irregolare del feto avrebbe dovuto disporre una nuova ecografia o dare indicazioni per un parto cesareo d’urgenza. Per queste “negligenze” il gup di Catania ha disposto l’imputazione coatta del ginecologo Alfio Garozzo con l’accusa di omicidio colposo per la morte, avvenuta nel settembre del 2016 al Policlinico di Catania, del feto di una donna di 38 anni, già mamma, che era all’ottavo mese di gravidanza.
Secondo l’accusa la causa della morte, una sindrome ipossica per un’alterazione degli scambi vitali materno-fetali, è stata diagnosticata in ritardo. Il provvedimento del giudice Santino Mirabella è stato adottato in udienza camerale dopo l’opposizione dei legali dei familiari alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. Il gup ha invece completamente prosciolto l’ostetrica Liboria La Licata.
Nel grembo delle donna, insegnante in un liceo, come il marito, suo coetaneo, ci sarebbe stata “una malformazione del funicolo, con l’atrofia di una delle tre arterie che consentono lo scambio gassoso tra madre e feto, una patologia nota come ‘arteria ombelicale unica’”.
Nella richiesta di archiviazione la Procura aveva, tra l’altro, sottolineato che anche se “fosse stata correttamente diagnostica la malformazione del funicolo, non si sarebbe potuta prevedere la sofferenza fetale sopraggiunta nella paziente”.
Ma nel suo provvedimento il gup sottolinea invece che Garozzo “non era un medico che non conosceva la storia clinica della paziente” perché “era il suo ginecologo privato”. E inoltre, di fronte ai dolori della donna, sarebbe dovuto intervenire con una ecografia o disponendo il cesareo.
Dunque, dice il giudice, “sussiste un grado di negligenza” e “il fumus della responsabilità penale per il decesso della piccola”. Per questo ha restituito gli atti alla Procura per disporre l’imputazione coatta per omicidio colposo nei confronti del ginecologo.