di Elisa Guccione
Ph GianMaria Musarra
CATANIA- Una coppia apparentemente felice, un segreto tenuto a lungo nascosto, le contraddizioni di una società borghese di fine ottocento e la tragicità di un’umanità chiusa su se stessa contrapposta all’affermazione di Nora, interpretata magistralmente da Valeria Contadino, per un’emancipazione femminile lontana dall’essere una realtà tangibile e concreta sono i punti fondamentali su cui si basa “Casa di bambola” il moderno ed avvincente testo di Henrik Ibsen.
Sul palco del Musco per l’ottima regia di Sebastiano Tringali insieme a Valeria Contadino gli ottimi Davide Sbrogiò, il marito Torvald Helmer, Riccardo Maria Tarci, il subdolo Krogstad, Barbara Gallo, l’amica di Nora Kristen Linde, e lo stesso regista nel ruolo del dottor Rank, per una produzione Teatro della città, i quali evidenziano in un atto unico concatenato di eventi l’evoluzione psicologica ed umana di Nora, che al momento della scelta finale si dimostra forte e coraggiosa decidendo di essere una donna libera e non più succube del potere prima del padre e poi del marito, come se fosse una bambola da giostrare a piacimento e non un essere umano dotato di cuore e cervello.
Intelligente l’dea di lanciare al pubblico un messaggio subliminale attraverso il cappotto rosso indossato nella scena finale a simboleggiare la violenza psicologica, morale, economica e fisica subita ieri come oggi dalle donne.
Le musiche di Germano Mazzocchetti, le scene di Susanna Messina e i costumi delle Sorelle Rinaldi sottolineano uno dei temi principali dello spettacolo ovvero l’ipocrisia di una società maschilista e ottusa, che denuncia il concetto stesso di matrimonio verso una società borghese la quale relega la donna ad una semplice “bambola” senza alcun tipo di libertà ed è soggetta a pregiudizi, disuguaglianze sociali e totale assenza di diritti.
L’amore incondizionato della protagonista per il marito non viene assolutamente compreso dal consorte che antepone la sua rispettabilità di capofamiglia e di direttore di banca al sincero sentimento della moglie, tanto da essere disposto a ripudiarla, fin quando comprende che lo scandalo è evitato riaccettando la madre dei suoi figli come se nulla fosse cambiato.
La reazione della donna per l’epoca in cui è stato scritto il testo è rivoluzionaria ed è un modello da seguire anche oggi, perché per molte donne, anche in Occidente, la parità di diritti è una meta non ancora del tutto conquistata e per tale motivo questo spettacolo, giustamente applaudito, merita platee sempre più ampie inducendo il pubblico alla riflessione e alla voglia di lottare per la propria libertà fisica e mentale.
Elisa Guccione