CATANIA – Con ventisette voti favorevoli e due astenuti, il Consiglio comunale di Catania, a tarda sera, ha dichiarato il dissesto economico finanziario dell’Ente per un ‘buco’ di bilancio di 1,6 miliardi di euro.
“Abbiamo provato in ogni modo di evitarlo – ha detto il sindaco Salvo Pogliese – ma la decisione dei giudici contabili non lasciava spazio a interpretazioni. Un fatto traumatico. Siamo la più grande città italiana in default, per la situazione debitoria di 1,6 miliardi di euro che abbiamo trovato”.
“Non è il momento – ha aggiunto – di parlare di come si è arrivati a questo, perché compete ad altri organi accertare le responsabilità. Non dobbiamo pensare che il dissesto sia l’Apocalisse. Catania è abituata a risorgere dalle proprie ceneri e ci riuscirà anche stavolta con l’aiuto di tutti”.
Il Consiglio prima ha deliberato il bilancio consolidato del 2017 e votato all’unanimità un ordine del giorno che impegna l’Amministrazione a garantire le spettanze ai lavoratori del Comune e delle partecipate. Pogliese dopo la dichiarazione di dissesto: “Più della metà dei catanesi non paga le tasse. Ma abbiamo un piano. L’assenza di Bianco è oltraggiosa”.
Le parole di Enzo Bianco sul dissesto del Comune di Catania
“Con il dissesto è stata scritta una pagina delle pagine più tristi nella storia della città. L’opposizione ha lavorato e lavorerà affinché Catania possa risorgere. Io stesso continuerò a operare per questo obiettivo, a Roma, a Bruxelles, a Catania, in tutti i ruoli istituzionali e politici”. L’ex sindaco del capoluogo etneo Enzo Bianco insiste: la responsabilità del default non è sua.
“Di certo andranno in ogni modo e in ogni sede accertate le colpe, storiche e non solo. Noi lo pretendiamo e tutta la città lo merita. D’altronde, come autorevolmente affermato anche ieri dall’amministrazione comunale, il dissesto è l’ultimo passo del predissesto avviato sei anni fa, dopo che furono dilapidati i brillanti risultati degli anni 90. Un esito a cui noi ci siamo opposti in tutti i modi negli ultimi cinque anni ma che sicuramente scontava una situazione di partenza di malamministrazione, di debiti visibili e nascosti, che oggi la Corte dei conti ha ritenuto impossibili da ripianare”.
“Non posso non avere – aggiunge – una grande amarezza pensando allo splendore che Catania mostrò a tutta Italia e non solo, sulla soglia del nuovo millennio, con la ‘Primavera’: quella della vivacità imprenditoriale e culturale, con la nascita dei caffè concerto piuttosto che dell’Etna Valley. E a come inopinatamente, negli anni successivi, quello sviluppo e quella credibilità siano stati sciupati”.
“Occorre adesso – conclude Bianco – avere fiducia, anche ripercorrendo gli eventi del passato. Il percosso virtuoso che avevamo ideato e realizzato prima del 2000, infatti, nasceva subito dopo un periodo nero con gli oltre 100 omicidi di mafia l’anno e il tracollo dei cavalieri del lavoro e delle loro aziende, con migliaia di famiglie ridotte sul lastrico. Catania si è rialzata allora e si rialzerà oggi”.