di Elisa Guccione
CATANIA- Il 15 giugno è arrivato, ma quanti sipari si rialzeranno? Il malcontento è sempre più forte tanto che molte realtà teatrali hanno adottato l’hashtag #catanianonvainscena. “La decisione sulla riapertura dei teatri è una pagliacciata- dichiara l’attore e regista Francesco Maria Attardi– fare spettacolo in estiva non è mai stato così complicato. Non abbiamo nessuna garanzia né di sicurezza né di presenze, né un contributo per colmare le perdite economiche certe”. A carico delle compagnie organizzatrici tutti gli interventi di sicurezza covid: l’acquisto di termometri infrarossi, il totem per il dispenser con igienizzante, maschere formate per organizzare l’affluenza del pubblico, la creazione di un botteghino online e l’assicurazione per gli addetti ai lavori. “Viste le condizioni si può parlare di una fantomatica riapertura- spiega Alessandro Idonea direttore artistico della Compagnia Stagione a 4 stelle-, gli unici che potranno riaprire sono i Teatri Stabili o quelli con sovvenzioni statali, coloro che si preoccupano dell’istanza da presentare al ministero ma non del pubblico. È impossibile aprire, ma se ci saranno degli aiuti concreti estesi a tutto il mondo dello spettacolo ritorneremo con un cartellone già pronto in attesa di nuovi sviluppi”. Il Comune di Catania per motivi di default non può dare un contributo per incentivare la produzione, ma il mondo del teatro necessita di ritornare a vivere. “La situazione è gravissima- sottolineano Debora Bernardi e Rossana Bonafede– gli Extra Fus per alcuni privati non bastano. I 20 milioni di euro che sono stati finanziati non andranno a quei piccoli teatri che danno il 70% di lavoro a tutto il mondo dello spettacolo, per questo il sipario non può rialzarsi”. Dello stesso parere l’attore e regista Carmelo Rosario Cannavò direttore Centro Studi Artistici: “Lavorerà chi avrà un paracadute economico, gli altri ripartiranno quando si sarà ristabilita la normalità e i media rassicureranno il pubblico che si può stare tutti insieme”. Sull’attenzione del governo la compagnia Absinthe Teatro, formata da Sebastiano Mancuso, Elmo Ler, Loriana Rosto ed Antonella Scornavacca dichiara: “Dovrebbero esistere anche in Italia aiuti durante periodi come questo, quello che in Francia è chiamato “intermittent du spectacle”, perché così Catania non può andare in scena”. L’emergenza Coronavirus ha fatto riemergere le problematiche relative al riconoscimento della categoria. “Questa pandemia- sottolinea Cosimo Coltraro– ha messo in ginocchio attori e produttori tanto che mettere in scena uno spettacolo significa affrontare un bagno di sangue”. Sulla stessa scia Rita Re del Teatro Stabile di Mascalucia: “La stagione riprenderà a gennaio da dove l’abbiamo lasciata, non è possibile farlo prima visto il danno economico e psicologico subito”. Sulla limitazione dei posti l’attore Alessandro Incognito, gestore del Teatro Ambasciatori, propone: “L’unica alternativa è dare ai gestori l’autonomia di accogliere il pubblico mantenendo le giuste misure di sicurezza ed iniziare a studiare nuovi progetti da mettere prossimamente in scena”. Non è rosea neanche la situazione cinematografica e televisiva spiega Bruno Torrisi: “Si tende a far lavorare attori presenti sul posto, perché temendo una nuova ondata epidemiologica si preferisce evitare spostamenti complicati. Non ne usciremo prima di un anno”. Agostino Zumbo, Nicola Costa ed Elisa Franco affermano: “Sipario chiuso e fondo solidale per gli artisti, perché nessuno può permettersi di affrontare questa guerra. Se saremo fortunati riapriremo a gennaio con spettacoli con due o tre attori”.
Elisa Guccione