CATANIA- Bastano poche battute per spostare indietro le lancette dell’orologio e riaprire il vecchio album dei ricordi per condurre il numeroso pubblico del Metropolitan agli anni appassionati e ironici dei “curtigghi civitoti” o di alcune zone di via Plebiscito della Catania storica e nostalgica con l’applaudito spettacolo “Civita, civitoti e nobiltà” di Agata Giardina, recentemente scomparsa, per il cartellone della XII rassegna Antonio De Curtis 2021/22 della Nuova Compagnia Sipario di Turi e Federica Amore.
La regia di Enrico Pappalardo, che nella scena interpreta il barone Enrico Della Vite, non si limita a rappresentare un tempo che fu ma rinverdisce la memoria, promuovendo la cultura siciliana con gli insegnamenti tipici della saggezza popolare per uno spaccato storico della nostra sicilianità.
Il dialetto, quello catanese, è l’arma vincente per far assaporare al pubblico quei suoni dolci, quella musicalità di alcuni termini specificatamente nostrani, che forse oggi non sapremmo più riconoscere mettendo a confronto il popolare e popoloso quartiere della Civita, i suoi abitanti come “Turi Trombetta” interpretato da Turi Amore, “Don Prospiru u pueta” che parla solo in rime interpretato da Franco Colaiemma, la giovane Teresa, impersonata da Federica Amore
e la sua nobiltà con le maschere del nostro quotidiano.
I dialoghi e il ritmo delle battute,
rese vive e vibranti dagli attori Mirella Petralia, Luca Micci, Carmela Trovato, Franco Leontini e Saro Pannofino, descrivono la veridicità dei rapporti umani ideati dall’autrice dove l’operazione culturale di portare a teatro un pezzo della nostra tradizione, senza dimenticare le nostre radici non è solo un tributo a Nino Martoglio, nel centenario della scomparsa, ma un omaggio alla Catania che fu per non perdere quell’attaccamento alle vie, alle frasi e ai pecchi della nostra città con quella sana voglia di appartenere alla nostra Terra.