Un’anteprima di Stagione nel segno dello scambio culturale. Sabato 19 ottobre alle 21 e domenica 20 ottobre alle 18, al Piccolo Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale, andranno in scena le due produzioni nate nell’ambito di BeyondtheSUD (BetSUD), la rete di organismi teatrali di cui il Teatro della Città è capofila e che comprende il Teatro Libero Palermo – Centro di Produzione Teatrale, Scena Verticale (Castrovillari), Teatro Koreja – Centro di Produzione Teatrale (Lecce), Nuovo Teatro Sanità (Napoli).
In particolare sabato 19 ottobre andrà in scena Una storia di impossibilità di Fabio Pisano, con la regia di Agostina Luz Lopez e la produzione esecutiva di Alice Ferranti (in scena Claudio Boschi, Barbara Giordano e Fabrizio Martorelli), mentre domenica 20, sarà la volta di E la nave va drammaturgia di Diogo Liberano, traduzione italiana di Letizia Russo, regia di Carmelo Alù, produzione esecutiva Jonathan Bertolai (con Francesca Farcomeni, Domenico Macrì e Marco Quaglia).
Si tratta di due produzioni originali, nate dalla collaborazione tra artisti, drammaturghi, registi italiani, argentini e brasiliani under35 selezionati per il progetto BetSud che, aggiudicatosi il bando Bording pass plus, ha collaborato con alcuni partner argentini e brasiliani (Centro Culturale San Martín, Panorama Sur e Associación para el Teatro Latinoamericano di Buenos Aires (Argentina) e il festival Cena Brasil Internacional, Complexo Duplo e Complexo Sul di Rio de Janeiro (Brasile).
Le due pièce, dopo il debutto del 4 ottobre a Napoli, e le messinscena a Lecce, Buenos Aires, chiuderanno a Catania un anno di collaborazione e progettualità, di cui l’ente catanese è stato il coordinatore e che ha visto la rete lavorare per creare nuovi modelli di gestione e produzione delle imprese culturali italiane in ambito internazionale e per favorire lo sviluppo di carriere di giovani artisti e operatori under35 in un contesto internazionale.
GLI SPETTACOLI
UNA STORIA DI IMPOSSIBILITA’
di Fabio Pisano
regia Agostina Luz Lopez
con Claudio Boschi, Barbara Giordano e Fabrizio Martorelli
produzione esecutiva di Alice Ferranti
sabato 19 ottobre, ore 21
Una storia di impossibilità è un dramma in atto unico, che narra la storia di una coppia, i cui nomi sono Uno e Moglie, e del migliore amico di lui, Zero.
Uno e Moglie sono sposati da poco e lui le rivela di non poter avere figli, di essere “sterile”, probabilmente a causa dell’uso di droghe fatto in età giovanile. I due affrontano il problema con grande dolore e provano, inizialmente, a trovare una soluzione quando Uno ha un’idea: far concepire il figlio a Zero, il suo migliore amico, amico di sempre. Uno e Zero si incontrano, e dopo il racconto di Uno, Zero accetta di concepire un figlio con Moglie; lo fa per l’enorme affetto che prova per Uno, lo fa, per un amore mai confessato che prova per lui.
La storia, però, prende una piega differente, inaspettata. Moglie avverte una attrazione particolare per Zero, il migliore amico del marito. Un’attrazione forse alimentata anche dalla fertilità, dalla possibilità di concepire un figlio. Uno va in crisi, una crisi silente, taciuta per amore della Moglie e per amore di questo figlio che sta per nascere, che scalcia, e scalcia e scalcia.
Nel testo è presente un personaggio, il Didascalista, che allaccia le varie scene (che non seguono un ordine temporale preciso) mediante una diretta spiegazione al pubblico di ciò che avviene; spiegazione sempre al limite, soprattutto per gli attori/personaggi presenti in scena.
E LA NAVE VA
di Diogo Liberano
traduzione italiana di Letizia Russo
regia di Carmelo Alù
con Francesca Farcomeni, Domenico Macrì, Marco Quaglia
responsabile di produzione Jonathan Bertolai
domenica 20 ottobre, ore 18
Frammenti di un racconto dell’inizio e dello sviluppo di una storia d’amore tra un uomo di circa trent’anni e uno di quarantatré. Una storia raccontata dal punto di vista di una macchina, con uno spazio interno per sole due persone. Mentre il più giovane teme il futuro, per paura di essere visto lontano dall’uomo che ama, l’uomo più anziano fugge dal suo passato segnato da traumi recenti. La relazione tra i due protagonisti si dipana attraverso un dialogo a tre voci, dove, oltre ai due uomini, è presente una macchina, affettuosamente chiamata la Nave. La drammaturgia di Liberano gioca con la presenza del personaggio de la Nave per raccontarci una semplice storia d’amore. Qui l’amore omosessuale non è motivo di denuncia d’intolleranza o violenza, non è un amore nascosto, non è un amore da affermare e difendere. È un amore che nutre, un amore che mette radici e che mostra semplici esseri umani.