di Elisa Guccione
Ph Dino Stornello
CATANIA- La storica e terribile eruzione dell’Etna del 1669 che eruttò per cento giorni distruggendo Catania, facendola diventare la città nera che rinacque dalle sue stesse ceneri a nuova vita ricostruendo e spostando quartieri e persone, è raccontata nell’inedita piéce della marsalese Luana Rondinella, cucita addosso ad uno straordinario cast di quindici attori dall’attenta e moderna regia di Nicola Alberto Orofino, per un testo di nuova drammaturgia che merita senza alcun dubbio di intraprendere una tournee nazionale.
“ETerNa” lo spettacolo conclusivo della rassegna “Estate Castello Ursino”, promossa dal Teatro Stabile di Catania, in programmazione fino a giovedì otto agosto, è una messa in scena dal grande impatto emotivo che vede avvicendarsi sul palco della corte del Castello Ursino gli attori, citati rigorosamente in ordine alfabetico per l’importante resa di ogni singolo elemento della compagnia in scena, Roberta Amato, Gianmarco Arcadipane, Alessandra Barbagallo, Francesco Bernava, Giorgia Boscarino, Daniele Bruno, Marta Cirello, Cosimo Coltraro, Egle Doria, Luca Fiorino, Valeria La Bua, Silvio Laviano, Marcello Montalto, Lucia Portale e Luana Toscano naturale proiezione dei catanesi di tutte le classi sociali dalla scaltrezza dei barboni all’indolenza della classe dirigente rappresentata dal barone e dall’alto clero, espressione del potere che, ieri come oggi, dovrebbe agire ma si limita al dopo, fino all’insospettabile competizione tra Sant’Agata e Sant’Euplio, (Egle Doria e Silvio Laviano), in una città da sempre divisa in due tra amore e odio, tra voglia di cambiamento e atavica pigrizia dove l’ira della “Muntagna” con la forza incandescente del suo fuoco colpisce diritta “ ‘nta vucca l’amma” ovvero alla bocca dello stomaco.
Uno spettacolo che incita alla rinascita, al cambiamento, al rispetto per il prossimo e per la natura, con amore e coraggio lo stesso di cui oggi il nostro quotidiano necessita per sopravvivere. Un momento tragico per la storia di Catania interpretato con un linguaggio immediato, diretto e al tempo stesso scanzonato con momenti addirittura ironici e dissacranti impreziosito dai veloci cambi di costumi, realizzati da Vincenzo Mendola, e dalle musiche di Carmen Consoli in una rappresentazione energica e in continuo movimento in uno spazio teatrale che vuole raccontare i luoghi simbolo della città dalla piazza, alla Chiesa fino ai palazzi del potere nobiliare sottomessi al volere di sua maestà Etna, che non conosce né titoli né ruoli per uno spettacolo capace di coinvolgere e, soprattutto, far pensare.
Elisa Guccione