Le soluzioni per i servizi alla disabilità non possono essere affrontate, in una logica di emergenza, solo a seguito di eventi mediatici o attraverso le tribune dei talk show. Ciò vale ancor di più nella imminenza di una campagna elettorale.
Le scelte fatte dall’ARS e dal Governo Regionale, cioè quelle di immaginare che le complessità delle situazioni poste dalle disabilità possano essere risolte con un mero trasferimento monetario diretto per ciascuna persona con disabilità in relazione al piano individuale di assistenza, sono scelte che rischiano di peggiorare la già precaria situazione dei disabili e dei loro familiari. Elargire denaro senza curarsi del funzionamento del sistema significa non riconoscere dignità, mortificare i diritti delle persone disabili. Significa banalizzare e non volere guardare affatto alle soluzioni. E significa creare potenziali difficoltà.
Perché in assenza di regolazione e di controllo si verificherà un abbassamento complessivo del livello di assistenza. Con il rischio connesso di produrre situazioni critiche, di incrementare il lavoro nero, di esporre chi riceverà il denaro alla responsabilità di gestire risorse pubbliche. Le famiglie dei disabili non sono strutturate per gestire, e rendicontare, spesa pubblica. Cosa succederà se, anche in buona fede, sbaglieranno, se non verrà riconosciuto a posteriori il corretto impiego delle risorse? Dobbiamo ancora patire l’esposizione mediatica con il resto del Paese che ci accusa di assistenzialismo e sperpero del denaro pubblico?
Ma non solo. La storia ci insegna che gli enti pubblici pagano con ritardi che arrivano a superare anche un anno. E in più da parte delle Istituzioni regionali si è già posta in dubbio la copertura finanziaria. Quindi? Gli stessi ritardi dei pagamenti alle cooperative si manifesteranno anche nei pagamenti alle famiglie? Come faranno queste ultime a garantire i servizi ai familiari affetti da disabilità?
E infine è chiaro che alla destrutturazione del sistema attuale è correlato un problema imprenditoriale e occupazionale che interessa le cooperative sociali e sanitarie siciliane e le associazioni del terzo settore e con esse le migliaia di operatori (professionalizzati) che oggi operano nel settore.
Nessuno nega il diritto sacrosanto della libertà di scelta da parte degli utenti. E nessuno è contrario alle innovazioni. Ma libertà di scelta e innovazione possono coniugarsi operando, come nel resto d’Italia, secondo una legge già operante, la legge 502/92 e successive modifiche, che prevede di organizzare un sistema di fornitori accreditati al quale le famiglie delle persone con disabilità possono rivolgersi, scegliendo il soggetto erogatore che preferiscono, nella libertà assoluta ed in pieno regime di concorrenza. Pensiamo che qualità e professionalità, in un settore così delicato, devono rappresentare obiettivo primario. Se la Regione è interessata a dare libertà di scelta provveda a regolare il sistema in base ai dettami della legge 502/92.
La problematica sulla disabilità emersa in questi giorni in Sicilia, mette peraltro in grande evidenza una macroscopica inadempienza da parte delle Amministrazioni Pubbliche, a partire dai Distretti Socio Sanitari per giungere alle responsabilità del Governo Regionale, ossia non avere applicato l’art. 14 della L.328/2000. Crediamo che molta parte di esso si risolva con la stesura del progetto individualizzato di vita per tutte le persone con disabilità e con la conseguente formulazione del “budget di progetto”. Da qui discende la grandissima responsabilità, non più eludibile, da parte degli Enti Pubblici (ASP ed Enti Locali) che incidono sulla vita di ogni persona con disabilità; da qui dipende la modalità di utilizzo delle risorse pubbliche; da qui si avvieranno veri controlli sulla qualità operativa degli addetti ai lavori; da qui emergerà l’esigenza di adottare un sistema socio-sanitario che sia realisticamente integrato. Con l’applicazione dell’art. 14 della L.328/2000 nessun sostegno al reddito potrà essere considerato, se non in presenza di obiettive situazioni in cui solo la famiglia, in via diretta, potrà reperire sul mercato servizi specifici.
Su queste basi siamo pronti a confrontarci e chiediamo pertanto di essere convocati urgentemente dal Governo, dai gruppi parlamentari dell’ARS e dalla Commissione Sanità, per fornire il nostro punto di vista sulla esigenza di costruire un sistema che, senza demagogia e al di fuori dalla logica mediatica, si riveli veramente capace di affrontare le sfide complesse dei servizi alla disabilità nell’ambito di un necessario e costruttivo dialogo tra le diverse componenti.