Maria Callas è l’unico personaggio del mondo della lirica che si è trasformato davvero in mito e a 40 anni dalla sua scomparsa, il 16 settembre 1977, i fans della sua voce non accennano a diminuire considerandola la più grande cantante del Novecento anche per le sue qualità di interprete e attrice forse legate a un’esistenza tormentata e passionale che ne fece anche un personaggio popolare e da rotocalco, specie negli anni del suo unico, grande, complicato amore per il mitico miliardario Aristotele Onassis e sino alla sua morte avvolta nel mistero di un ipotetico suicidio.
Registrazioni ormai di culto ci restituiscono in grandissima parte ancora il timbro personalissimo e vibrante, il colore, la potenza, la notevole estensione e agilità, l’intensità drammatica della sua voce che la fecero definire ‘divina’ sin dagli anni dei suoi esordi e successi in Grecia negli anni ’40, dove sua madre l’aveva riportata dopo la separazione dal padre, madre che le aveva fatto studiare musica e poi, accortasi del suo talento, canto. ”La sua voce non aveva limiti – ricorda Franco Zeffirelli con cui lavorò più volte – era insieme soprano, mezzosprano e contralto ed ebbe il genio di trasformare questo suo difetto in virtù, capace di sbalordire a sorpresa sempre come arrivasse da un altro pianeta”.
Cecila Sophia Anna Maria Kalogeropoulos, questo il suo vero nome, era infatti nata a New York il 2 dicembre 1923, dove la famiglia era emigrata. E lì torna e, per pagarsi gli studi, fa la baby sitter in casa di un amico di Toscanini, che la conosce e le farà avere la prima scrittura, all’Arena di Verona per ”La Gioconda’ di Ponchielli nel 1947, dove nasce il rapporto con l’industriale Battista Meneghini, che diverrà suo marito e manager mentre la sua carriera esplode a Firenze l’anno dopo con ‘Norma’ di Bellini, che poi interpreterà oltre 90 volte, mente l’aria ‘Casta diva’ sarà per sempre la ‘sua’ aria, grazie al saper coniugare agilità e virtuosismo del belcanto con la sua voce scura e corposa.
Nel ’49 ecco il trionfo nei ‘Puritani’ di Bellini a La Fenice, grazie a una improvvisa sostituzione, per arrivare acclamata a La Scala nel ’51 con ‘I vespri siciliani’ di Verdi e nel ’56 al Metropolitan con ‘Norma’, mettendo via via in repertorio anche ‘Lucia di Lamermoor’, ‘Tosca’, ‘Madama Butterfly’, ‘Anna Bolena’, ‘La Vestale’, ‘Macbeth’, ‘Medea’. Proprio per il suo talento attoriale lavorerà, molto amata, oltre che con grandi direttori, da Serafin a Karajan, da Giulini a Pretre, con grandi registi, da Luchino Visconti in teatro a Pier Paolo Pasolini al cinema (per ‘Medea’), anche se la sua fama è quella di prima donna inquieta e imprevedibile sulla scena come nella vita. In America conosce Onassis e questi la invita col marito a una crociera sul suo ‘Christina’ nel 1959, dove sono anche Churchill, il principe di Monaco e gli Agnelli e dove scoppia l’amore col ricchissimo armatore, tanto che dopo nemmeno un anno chiede la separazione da Meneghini, ma saranno dieci anni sì di passione ma ricchi di sofferenze, gelosie, clamorosi litigi, sino a quando lui la lascia per sposare la vedova Kennedy.
Fu facile quindi dire che tutto ciò favorì il suo declino. C’è una tournee, l’ultima, fallimentare nel 1973 con Giuseppe Di Stefano, poi il ritiro a Parigi, l’isolamento, pare la depressione sino a quella notte finale in cui non si sa se tutto fu naturale o ci fu un voluto eccesso di farmaci. Oggi quelle chiacchiere sono dimenticate e vivere si direbbe per sempre resta la sua ‘divina’, miracolosa voce ormai di vero culto. Negli anni ci sono state esposizioni, libri, incontri su di lei e per questo quarantennale ecco che si annuncia una nuova mostra a Roma, esce un saggio di Italo Moscati, ‘Non solo voce: Maria Callas’ da Castelvecchi che ne racconta come fosse un romanzo le fragilità, le turbolente passioni e la carriera folgorante, e arriva in libreria, edita da Bao Publishing, anche una graphic novel biografica, ‘Sempre libera’, di una promettente disegnatrice italiana, Lorenza Natarella.
fonte ansa.it