di Elisa Guccione
Il 20 maggio del 1960 “La dolce vita” di Federico Fellini vince la Palma d’Oro a Cannes.
Un film che sin dalla sua prima proiezione segnò un vero cambiamento nel modo di fare cinema, raccontando la decadenza della morale e la crisi dei valori dell’uomo moderno tra interrogazioni parlamentari e l’immenso Marcello Mastroianni, la divina Anita Ekberg e l’eterna ed immortale scena della Fontana di Trevi.
Così Federico Fellini definì la sua “dolce vita”:”È un film che andrebbe proiettato tutto insieme, in una sola enorme inquadratura. Non pretende di denunciare, né di tirare le somme, né di perorare l’una o l’altra causa. Mette il termometro a un mondo malato, che evidentemente ha la febbre, ma se il mercurio segna quaranta gradi all’inizio, ne segna quaranta anche alla fine”.
Una fotografia reale e sincera di quegli anni che Fellini ebbe il coraggio di analizzare, mettendo sotto al naso di tutti che ornai l’Italia non era più la stessa.
Fellini 63 anni fa ha anticipato, con la maestria dei geni, la nostra epoca fatta di fake news e legami tra cronache, gossip e sconfinamenti giornalistici intrisi da una grande decadente crisi culturale e sociale realizzando un film capolavoro ed icona del made in Italy nel mondo.
Elisa Guccione