VERONA – Poche band riescono a resistere al passare del tempo e solamente alcuni artisti hanno la fortuna di rimanere immortali, attraversare la storia del nostro Paese e conquistare diverse generazioni. È quello che accade ai Pooh che in questo cinquantesimo compleanno di carriera hanno scritto una delle pagine più importanti della musica pop italiana riuscendo anche a scavalcare Battisti. Al grande progetto “Reunion – L’ultima notte insieme”, con l’inedita formazione a cinque, anche i tanti fan italiani e non solo hanno deciso, di omaggiare Roby, Dodi, Red, Stefano e Riccardo con il libro “Per quelli come noi… che amiamo i Pooh”, Castelvecchi Editore sezione Ultra, e non limitarsi ad assistere allo speciale Rai condotto da Carlo Conti e ai tanti concerti evento. Quasi duecento pagine per narrare le storie, le emozioni di chi ha vissuto quotidianamente con la musica di quei ragazzi che he hanno saputo dare vita ai propri sogni. Scopriamo insieme alla scrittrice Silvana Adami, autrice ed ideatrice insieme al grande popolo dei Pooh gruppo facebook, questo fortunato progetto editoriale.
“Per quelli come noi che… amiamo i Pooh” è la proiezione del primo libro “Poohrenoi, storie vere di fan”. Ci racconta com’è nata l’idea?
“Stavo finendo di leggere il libro autobiografico di Red Canzian “Ho visto sessanta volte fiorire il calicanto” e, mentre davo un’occhiata nei vari gruppi fans di Facebook, ho digitato la domanda: “Ragazzi, noi sappiamo tutto dei Pooh, ma loro non sanno niente di noi, perché non mettiamo insieme un libro di storie nostre in cui raccontiamo il valore che ha avuto la loro musica nelle nostre vite?” In pochi minuti sono stata assalita da richieste di persone veramente entusiaste che volevano saperne di più. Non avevo la minima idea di quello che stavo combinando! Antonio Grillo, l’amministratore de “Il Gran Popolo dei Pooh”, senza conoscermi minimamente, ha subito sposato l’idea e mi ha aiutata a diffonderla tra i fans del suo gruppo e non solo.
Tante le storie di passione ed amore per la band più famosa e longeva d’Italia. Qual è stata la reazione di Red, Roby, Dodi e Stefano?
“All’inizio sono riuscita in modo molto ingegnoso a contattare Red, a cui l’idea piacque subito. Mi appoggiò dall’inizio alla fine, sia per il primo libro che per il secondo. Quando ricevetti la prefazione firmata da Roby, Red e Dodi per “Poohrenoi, storie vere di fan” credevo di svenire dall’emozione. Quella sera stessa incontrai Red nel backstage del concerto “Opera seconda” a Villafranca di Verona per consegnargli delle bozze rappresentative del progetto. Quando lo vidi lo abbracciai per ringraziarlo. Stringevo colui che avevo follemente amato a dodici anni. Per il secondo libro ebbi il primo feedback da un gentilissimo Dodi che mi disse di tenerlo sul comodino e di leggerne un pezzetto ogni sera. Sono stati tutti così gentili da scrivere e firmare una toccante prefazione che, quando la lessi, quasi mi facevo investire da un’auto”.
Ha donato il primo libro in occasione del memoriale in onore di Valerio Negrini. Ci racconta l’emozione di quel momento?
“Venni contattata a sorpresa da Roby che mi telefonò mentre stavo guidando. Non dimenticherò mai la sua voce che chiedeva: “Parlo con Silvana? Sono Roby Facchinetti”. Se non sono finita fuori strada è stato un miracolo. Ricordo solo che mi disse: “Ho letto gran parte delle storie che hai raccolto: Brava”. In quel momento potevo anche morire, ero già in paradiso. Quando mi chiese se volevo partecipare alla serata che stava organizzando in onore di Valerio Negrini credo di aver perso i sensi e di essermi risvegliata a Bergamo sul palco del Donizetti. Li ho ascoltati e amati per decenni e quasi all’improvviso mi ritrovavo su un palco a regalar loro un omaggio da parte di tutti i fans. Non avrei mai potuto sognare una cosa simile”.
Inevitabilmente molti hanno trasferito su carta le proprie emozioni e la propria anima. C’è una storia a cui è magari più legata?
“Difficile! Vorrei citare la storia di Ulrico Priore che mi scrisse quando era già malato di SLA da tempo, aveva un piglio leggero e scanzonato nel raccontare della sua malattia, la chiamava “L’altra donna”, e da qui il titolo della sua storia. Non la vide mai pubblicata, mi scrisse la triste notizia sua moglie Viviana. Tra le più curiose c’è quella di Antonio Mandreucci da New York. Troppi drink, bevuti da lui, hanno dato un risvolto inatteso ad una serata in cui i Pooh suonavano a “Long Island”.
In entrambi i libri ci sono molte storie di fan siciliani ed anche altoatesini. Possiamo dire che i Pooh hanno unito l’Italia. È stato difficile recuperare le storie ed inserirle nel testo?
“Alcune erano già scritte molto bene, altre dopo averle ascoltate le ho riscritte cercando di immedesimarmi nell’anima di chi le ha vissute. È stato un lavoro molto duro. Ho vissuto un periodo in cui sfoggiavo molteplici personalità”.
Ci sarà una terza edizione, perché immagino molti racconti siano rimasti fuori?
“Ci sono dei fans che me l’hanno già chiesto, con tutta la gente che ama i Pooh potremmo mettere insieme un’enciclopedia online, oltre che cartacea. Il lavoro del primo libro è stato così duro che avevo detto mai più. L’esperienza del secondo è stata altrettanto impegnativa e anche stavolta ho detto mai più, quindi mai dire mai”.
Questa legata ai Pooh non è la sua prima avventura letteraria, ha già scritto altri libri. Cosa si aspetta da questo lavoro che è un omaggio da fan a quei quattro artisti che vedeva sui muri incollati tanto per parafrasare una nota canzone del gruppo?
“Semplici conoscenze sono diventate amicizie oggi sempre più intense. Un protagonista di “Per quelli come noi…che amiamo i Pooh”, Sergio Signorino, sta lavorando ad un progetto legato alla musica dei nostri quattro: “L’opera dei Pooh” in cui riproporrà i loro brani più famosi riarrangiati, suonati da un’orchestra, cantati da tenori e soprani ed è entrato in contatto con un altro protagonista, Fabrizio Di Marco, che, oltre ad essere tastierista e voce della Tribute Band Ufficiale “Brennero 66”, sta lavorando ad un progetto da solista come Tributo a Roby Facchinetti. Assistere alla nascita e all’intrecciarsi di nuove storie, ancora una volta sviluppate all’ombra del palco dei Pooh, mi gratifica di tutte le serate passate davanti al computer a scrivere, perché la musica è condivisione e sul prossimo dizionario della lingua italiana dovrebbero inserire la parola Pooh come sinonimo di amicizia, amore e solidarietà e… di scampati pericoli”.
Elisa Guccione