CATANIA – Una prima assoluta in tempi moderni è quella cui si assisterà lunedì 17 ottobre nella stupenda e ‘teatrale’ location di Palazzo Biscari a Catania, che ospiterà l’esecuzione di Ariadne auf Naxos, melologo in un atto del boemo Georg Anton Benda (1722 – 1795). Si tratta di un autentico evento musicale e filologico, programmato dal Festival Internazionale del Val di Noto Magie Barocche, guidato dal direttore artistico Antonio Marcellino, che ha inserito la composizione nel prezioso programma della sua sesta edizione.
La novità e la particolare attrazione del concerto consistono nel proporre il titolo non nella sua versione orchestrale, bensì per fortepiano, o meglio pianoforte storico, precursore di quello moderno, dal quale differisce per una tensione delle corde decisamente inferiore, una sonorità più sommessa ed una timbrica del tutto differente. Non si può parlare, tuttavia, di due strumenti diversi, ma di uno solo, che ha subito una decisa e profonda evoluzione. Il fortepiano che farà bella mostra di sé a palazzo Biscari è una prezioa copia di un Walter viennese e sarà Andrea Coen, specializzato nelle tastiere antiche e più volte negli anni ospite del Festival, ad accompagnare le voci recitanti dei giovani attori Roberta Azzarone, che interpreterà il ruolo eponimo di Arianna, e Edoardo Coen, che personifica Teseo. I due attori non dialogheranno quindi con un’orchestra ma con il fortepiano, al quale originariamente venne destinata la ‘trasposizione’ della partitura pubblicata nell’edizione a stampa a Lipsia nel 1778, per la prima volta qui riproposta in tempi moderni. Precedentemente il maestro Coen aveva ottenuto vivo successo con Medea, altro melologo di Benda, proposto anch’esso nella versione per fortepiano, prima con Ottavia Piccolo, poi con Monica Guerritore.
Il melologo è un genere musicale nato nel XVIII secolo che unisce la musica con il declamato. In particolare, è un monologo nel quale i passaggi dal maggior accento emotivo vengono sottolineati da un accompagnamento musicale. La musica serve anche per accompagnare il passaggio tra un soliloquio e l’altro. Questa particolare forma di espressione drammatica, in Francia detta mélodrame, ebbe, tra i suoi primi esemplari, il Pygmalion di Jean-Jacques Rousseau (che lo definì «scène lyrique»).
In realtà, però, Ariadne auf Naxos è un ‘duodrama’, poiché sono presenti due attori invece che uno solo; dei tre melologhi consegnati alla storia della musica dal compositore Georg Benda (accanto a Medea e a un altro Pygmalion), è quello più articolato sul piano dialogico, data la fitta interazione tra i due personaggi, Arianna e Teseo; il libretto esprime con grande efficacia quelle umane, struggenti passioni che tanto si amava veder rappresentate sulla scena nell’Europa dell’Età dei Lumi. La musica è intrisa altresì di quella empfindsamkeit, sensibilità sulla quale il primo e ideale maestro del compositore boemo, il berlinese Carl Phlipp Emanuel Bach, fondò le premesse del Romanticismo musicale europeo.
Benda, esponente di rilievo di una dinastia di musicisti boemi di tradizione già allora secolare, ebbe proprio i suoi maggiori successi nella composizione di melologhi che influenzarono profondamente il giovane Mozart. Scriveva il Salisburghese a suo padre nel 1778: «C’è qui la troupe di Seyler, che Lei conoscerà di nome; ne è direttore il signor von Dalberg, che non mi lascia partire finché non gli abbia scritto un duodramma; non ci sono stato a pensare a lungo, perché ho sempre desiderato scrivere qualcosa di questo tipo. Non ricordo bene se quando sono stato qui la prima volta Le ho scritto nulla su questo tipo di dramma. Per due volte ho assistito allora, e con grande piacere, alla rappresentazione di un lavoro del genere! Nulla infatti mi ha mai sorpreso tanto! Avevo sempre creduto che un simile dramma non avrebbe avuto alcuna efficacia. Lei sa bene che non è cantato, ma declamato e la musica è quasi un recitativo obbligato; talvolta si recita su uno sfondo musicale, il che fa uno splendido effetto. Quello che ho visto io è la Medea di Benda; ma egli ne ha composto ancora un altro, Ariadne auf Naxos e ambedue sono davvero eccellenti. Lei sa che tra i maestri di cappella luterani Benda è sempre stato il mio preferito; questi due lavori mi piacciono tanto che li porto con me. Si immagini ora la mia gioia nel dover fare ciò che desideravo. Sa cosa penso? Nell’opera i recitativi andrebbero trattati quasi sempre in questo modo, e, solo quando fosse possibile esprimere bene le parole con la musica, far cantare il recitativo».
La sincera ammirazione provata da Mozart per Georg Benda funge per noi fruitori moderni da vera e propria garanzia. E se a Benda non è mai venuta meno una certa notorietà, ciò è sostanzialmente dovuto al fondamentale contributo dato al melologo, un genere del teatro musicale nel quale «i personaggi declamano come nel teatro di prosa, si servono della mimica e della gestualità per dare risalto alla parola»; l’efficace descrizione di Cesare Scarton, autore della prima monografia in lingua italiana sull’argomento («Il melologo: una ricerca tra recitazione e musica»), prosegue così: «In loro aiuto viene la musica, eseguita da un’orchestra che sostiene, commenta, approfondisce ed esalta il testo recitato. Si tratta dunque di una forma artistica autonoma, in sé perfettamente compiuta, dove tutti gli elementi concorrono a un preciso risultato estetico: scuotere violentemente l’animo dello spettatore per suscitare in lui brucianti ed intense emozioni».