ROMA – Se le cifre saranno confermate, sarà la peggiore strage di migranti del 2019: 150 persone disperse tra le onde secondo i testimoni. Uomini, donne, bambini. Un pescatore ha avvistato i naufraghi al largo di Khoms, in Libia, un porto a circa 100 chilometri a est di Tripoli in guerra, ne ha soccorsi quanti poteva, poi ha avvisato la Guardia Costiera libica che ne ha tratti in salvo 137; 70 corpi galleggiavano intorno al relitto. Secondo i sopravvissuti c’erano circa 300 persone in viaggio, non è chiaro se su un solo barcone o in due che viaggiavano affiancati.
Il Mediterraneo continua a inghiottire vite nonostante gli sforzi di ostacolare le partenze: l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati e l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni sottolineano come le morti in mare non si siano mai arrestate dall’inizio della buona stagione. Settantadue i corpi recuperati, ma 82 i dispersi, il 12 luglio davanti alla Tunisia, 12 ripescati nell’Egeo e ancora davanti a Lesbo, al Marocco, alla Spagna, tanti davanti alle coste libiche, dove i sopravvissuti vengono riportati in centri di detenzione dove il rispetto dei diritti umani è stato messo troppe volte in dubbio. Ma Unhcr e Onu concordano nel ritenere che molte stragi si consumino nel silenzio, e che le persone in fuga da guerre e miseria che concludono il viaggio in mare siano molte di più. Il gruppo protagonista del naufragio era partito da Khoms e il barcone si sarebbe rovesciato poco dopo. Medici senza Frontiere, che sta prestando soccorso ai sopravvissuti al porto di Khoms, riferisce testimonianze di 70 corpi contati in mare e di un altro centinaio di dispersi. Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), si affretta a ribadire su twitter che occorre «ripristinare il soccorso in mare, porre fine alle detenzioni di migranti e rifugiati in Libia, assicurare passaggi sicuri per uscire dal Paese» e aggiunge «ORA, prima che sia troppo tardi per altri disperati». La notizia del naufragio giunge mentre la Camera vara il decreto sicurezza bis, che inasprisce fra l’altro le sanzioni per le navi delle ong che operano salvataggi in mare, e mentre un motopeschereccio siciliano vaga da oltre 12 ore in mare aperto tra Lampedusa e Malta con una cinquantina di migranti soccorsi la notte scorsa da un gommone in acque di competenza maltese, a 50 miglia dalla costa, e che nessuno vuole.
«L’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo al largo della costa libica ripropone l’assoluta urgenza, non più rinviabile, di adottare a livello europeo un nuovo approccio strutturale, come proposto dal governo italiano all’ultimo Consiglio degli affari esteri dell’Ue del 15 luglio», dichiarano in una nota congiunta i senatori M5S della Commissione affari esteri di Palazzo Madama. «Un approccio basato su un grande piano di cooperazione verso i Paesi di origine dei flussi per contrastare le cause socio-economico dell’emigrazione, sul contrasto ai trafficanti anche con il rilancio della missione navale europea Sophia con nuove regole di ingaggio, su corridoi umanitari per sottrarre i richiedenti asilo ai trafficanti e su un meccanismo di distribuzione automatica in tutta Europa».