Lo scrittore che ci ha messo di fronte alle grandezze e miserie della storia del Novecento, che ha scelto la letteratura per «dar voce a chi non ha voce». L’uomo dalle formidabili passioni, l’autore bestseller che si sentiva «cittadino prima che scrittore». Luis Sepulveda, che a marzo era atteso in Italia per parlare di “Coraggio” al festival dei piccoli e medi editori “Più libri più liberi”, cancellato per la pandemia, è morto oggi a Oviedo. Ed è stato proprio il Coronavirus, a portarsi via l’autore de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, pubblicato in Italia nel 1993, con cui aveva conquistato la scena internazionale, e di “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”, diventata un film d’animazione per la regia Enzo D’Alò, che lo ha consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto ma per tutte le età.
Combattente, arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda, che aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017, ha lottato contro l’invisibile nemico fino all’ultimo all’Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie dove viveva dal 1996, a Gijon, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita.
Lo scorso ottobre aveva compiuto 70 anni festeggiati a Milano in un evento organizzato dalla sua casa editrice italiana, Guanda. Innamorato dell’Italia dove le sue opere hanno superato complessivamente gli otto milioni di copie e dove lettori e fan lo hanno sempre ricambiato con incontri affollatissimi da un pubblico di ogni età, vincitore del Premio Hemingway per la Letteratura, del Premio Chiara alla carriera e insignito di una Laurea Honoris Causa in Lettere dall’Università di Urbino, era nato a Ovalle, in Cile, il 4 ottobre del 1949.
Cresciuto in un quartiere proletario di Santiago del Cile a 13 anni sognava di diventare un calciatore ma l’incontro con Gloria, «la ragazza più bella del mondo» lo fece andare in un’altra direzione, verso la poesia che era la cosa che lei amava di più. Così diventò un fervido lettore di Garcia Lorca, Antonio Machado e Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1945.
Durante la presidenza di Salvador Allende si era iscritto al Partito Socialista ed era entrato a far parte della guardia personale del Presidente cileno. Arrestato nel 1973 dopo il colpo di stato con cui si era instaurata la dittatura di Pinochet, era stato liberato sette mesi dopo per le pressioni di Amnesty International ma, un nuovo arresto lo aveva condannato all’esilio.
Nel 1979 in Nicaragua si era unito alle Brigate Internazionali Simon Bolivar. In Europa si era stabilito dopo la fine della rivoluzione, prima ad Amburgo e poi in Francia. «Sono un apolide. Ero ad Amburgo nel 1986 quando mi hanno rubato la cittadinanza» aveva raccontato nel 2017. Tra il 1982 e il 1987 è stato membro dell’equipaggio su una nave di Greenpeace. Scrittore bestseller che credeva nella potenza della parola e di un certo giornalismo letterario, Sepulveda è l’autore di libri come “Il mondo alla fine del mondo”, “La frontiera scomparsa”, “Diario di un killer sentimentale”, “Patagonia Express”, “Le rose di Atacama”. Ma anche di “Storie ribelli” in cui ha ripercorso oltre 40 anni di vicende personali e corali e della preziosa raccolta di articoli “Ingredienti per una vita di formidabili passionì in cui troviamo il Sepulveda privato e politico. In cui insieme al difficile passato cileno, all’esilio, ai viaggi, fra cui quello nel deserto di Atacama, troviamo i ricordi del primo bacio e degli amici e maestri come Tonino Guerra «formidabile, eterno ragazzo», il gigante Gabo-Gabriel Garzia Marquez e Pablo Neruda che cominciò a morire quando «l’orrore del fascismo si impadroniva del Cile».
Con Bruno Arpaia ha scritto “Raccontare, resistere” e con Carlo Petrini di “Un’idea di felicità”. Il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è “La fine della storia” e l’ultima favola “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”. La produzione favolistica era iniziata nel 1997 con “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, pubblicata da Salani e poi da Guanda cui sono seguite fra l’altro “Storia di un topo e del gatto che diventò suo amico” e “Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà”. «Delle mie favole sono sempre protagonisti animali e questo, come accadeva in quelle antiche, ti permette di vedere da lontano il comportamento umano per comprenderlo meglio» aveva detto lo scrittore all’ANSA.
Con Guanda aveva dato vita a una collana di narrativa “La frontiera scomparsa” per scrittori spagnoli e latinoamericani e a lui si deve la nascita del Salone Iberoamericano di Gijon.