di Elisa Guccione
CATANIA- Sul palco della Sala Chaplin, nell’ambito della rassegna “La carrozza degli artisti” di Elisa Franco, Nicola Costa con la passionalità che da sempre contraddistingue i suoi lavori indossa nuovamente gli abiti di Beethoven in “Dear Ludwig”, che dal 2007 dopo ben dodici anni di repliche e successi per la veridicità dell’interpretazione e per l’attento approfondimento psicologico e culturale nel raccontare la vita, le passioni, i dolori, gli amori e i grandi tormenti di un genio senza eguali appassiona il numeroso pubblico, che non si limita solo ad applaudire ma regala anche una meritata standing ovation finale, per aver saputo raccontare il musicista tedesco senza la patina aurea dell’incommensurabile genio artistico ma un uomo a tratti irascibile e dalla grande umanità capace di evocare forti emozioni, le stesse che riversa nelle sue note dove parole e musica sono strettamente legate alla sua parabola esistenziale.
Un atto unico dal ritmo incandescente, scritto e diretto dallo stesso Nicola Costa, che descrive battuta per battuta l’indissolubile legame con la madre, il dramma della sordità, il tormentato amore per Theresa, interpretata da una sempre brava Alice Sgroi, l’amicizia con il fidato Wegeler, un ottimo Gianmarco Arcadipane, e Goethe, impeccabile Franco Colaiemma, i divertenti battibecchi con la fedele cameriera, l’eccellente Carmela Silvia Sanfilippo, e le premure per il fratello Johan, Angelo Ariosto, fino al toccante momento del testamento di Heiligenstadt, in cui il padre del classicismo viennese emerge con tutta la sua sofferenza rinnovando e ricordando nell’estremo momento tutto l’amore per la sua famiglia d’origine, per una pagina teatrale che continua nel tempo a raccogliere consensi su consensi.
Una messa in scena dinamica e coinvolgente arricchita nel corso degli anni da sfumature e particolari preziosi come il finale a sorpresa di quest’edizione, che l’affiatato gruppo di attori scendendo e salendo dal palcoscenico ha narrato il travaglio interiore di un uomo che ama, soffre, vive e muore senza mai tradire la sua arte e senza inginocchiarsi al volere dell’imperatore Napoleone. Un ritratto sincero, accompagnato dalle sonate per pianoforte più note come “La quinta sinfonia”, “Al chiaro di Luna”, “Patetica e Appassionata” in cui traspare tutta la sofferenza umana di un protagonista senza tempo della scena mondiale, un uomo prigioniero della sua malattia e della sua grandezza artistica, che ha delineato l’essenza più vera di un’anima tormentata e innamorata della musica, l’unica fidata amante che l’ha accompagnato fino all’ultimo dei suoi giorni regalandogli quell’energia che nessuna donna o gloria terrena poteva colmare.
Elisa Guccione