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PARTE “IL CASO K”, ALLA SALA GIUSEPPE DI MARTINO DI CATANIA, “IL PROCESSO” E “LETTERA AL PADRE” DI FRANZ KAFKA, REGIA DI ELIO GIMBO E GIANNI SCUTO, PER LA STAGIONE DI FABBRICATEATRO

PARTE “IL CASO K”, ALLA SALA GIUSEPPE DI MARTINO DI CATANIA, “IL PROCESSO” E “LETTERA AL PADRE” DI FRANZ KAFKA, REGIA DI ELIO GIMBO E GIANNI SCUTO, PER LA STAGIONE DI FABBRICATEATRO

19.02.2019.

Catania – Il 2019 si aprirà per il Centro teatrale Fabbricateatro con un doppio giro di valzer nel cuore del mondo di Franz Kafka, il profeta del Novecento. I mesi di Marzo, Aprile e Maggio saranno infatti dedicati, con “Il Caso K”, a due allestimenti ricavati da altrettante opere dello scrittore praghese. Nella sala Giuseppe Di Martino di via Caronda 82, saranno in programma per l’intero mese di Marzo (1, 2, 3, 8, 9, 10, 15, 16, 17, 22, 23, 24, 29, 30 e 31), “Il processo” firmato da Elio Gimbo, seguito in Aprile (12, 13, 14, 26, 27 e 28) e Maggio (3, 4 e 5, 10, 11 e 12) da “Lettera al padre” per la regia di Gianni Scuto. Due registi, Elio Gimbo e Gianni Scuto, diversi per formazione e temperamento, ma uniti nel loro sviscerato amore per il teatro, porteranno in scena, quindi, due opere significative di Franz Kafka.

“Con Kafka – spiega il regista Elio Gimbo –  ci troviamo davanti ad un vero e proprio veggente del ‘900, sfuggente per quasi un secolo a qualunque esegesi definitiva. Noi partiamo dalle tesi che, da Walter Benjamin a Theodor Adorno fino a Michael Lowy, leggono nell’intero corpus delle sue opere una straordinaria, inesausta testimonianza contro l’autoritarismo, familiare e di Stato”.

Fabbricateatro ha, inoltre, in programma alcune iniziative da svolgere nello stesso arco di tempo in aule universitarie e in uno spazio dedito alla promozione e al consumo culturale come il Mondadori Bookstore di piazza Roma 18 a Catania, dove verrà proposta il 7 Marzo 2019 – alle ore 17.00  (ingresso libero) –  una iniziativa di ricerca e divulgazione sulle influenze culturali sottese alle opere di Kafka. Saranno presenti Antonio Di Grado, Sal Costa e Giuseppe Dolei, modera Maria Lombardo. E’ noto come, mediante la lettura di Kropotkin e Bakunin, il giovane Kafka subì l’influenza del pensiero anarchico di matrice slava e perfino militò in alcuni circoli praghesi; d’altra parte il pensiero anarchico si combinò spesso, a cavallo dei due secoli e delle due guerre mondiali, col pensiero messianico ebraico, così come lo conosciamo ad esempio da Gershom Scholem; proprio sul ruolo e sugli intrecci tra queste due influenze nella formazione di Kafka ha scritto qualche anno fa Michael Lowy nel suo “Kafka, sognatore ribelle”.

“Il male del mondo per Kafka – conclude Elio Gimbosi chiama “principio di autorità” e non c’è pensiero, credenza, condizione che possa credibilmente riscattarlo, perché esso fonda il proprio potere sulla capacità di erodere dall’interno la resistenza delle numerose vittime grazie al suo principale alleato, il “senso di colpa”. Questo è il campo d’indagine comune ai due spettacoli e al pomeriggio di studio, che compongono il programma de “Il Caso K”, un campo da dissodare insieme agli attori degli spettacoli, ad un regista come Gianni Scuto, ad uno scrittore come Sal Costa, ad intellettuali come Antonio Di Grado e Giuseppe Dolei, ad una operatrice culturale come Valentina Agosta: personalità diverse fra loro, ma tutte portatrici della nostra medesima rivolta”.

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