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Quanto c’è  da sapere sull’influenza 2018

Quanto c’è da sapere sull’influenza 2018

17.01.2018.

di Elisa Guccione

Quasi tre milioni gli italiani bloccati dalla febbre, l’epidemia più feroce degli ultimi cinque anni. “L’influenza può essere di natura virale o batterica- spiega Antonello Sinatra medico pediatra di Catania-. La prossima settimana sarà quella più pericolosa, secondo le statistiche, l’abbassamento della temperatura causa la notevole diminuzione delle difese immunitarie e si è di conseguenza esposti al naturale rischio di contrarre il virus”. Ed ancora aggiunge: “Quest’anno la febbre è caratterizzata da una temperatura alta che può arrivare a sfiorare i quaranta anche se non ci si deve spaventare in quanto è una reazione fisiologica del nostro organismo verso quest’infezione interna che pian piano sarà debellata in cinque sei giorni”.

I più colpiti i bambini sotto i cinque anni, che fanno registrare un’incidenza di 28.5 casi ogni mille assistiti. “Le mamme, ovviamente, si spaventano appena si accorgono che i propri figli si sono ammalati, soprattutto quando le temperature sono elevate ma nella gran parte dei casi non ci si deve preoccupare, basta un antipiretico e seguire i giusti giorni di riposo per evitare ricadute”. Sull’uso dell’antibiotico si raccomanda l’utilizzo solo quando è realmente necessario. “In caso di recidive, di ricadute consiglio l’uso dell’antibiotico o in situazioni strettamente specifiche come nel caso di complicazioni batteriche: otite, bronchite o polmonite e, soprattutto, deve essere il medico a stabilire quando prenderlo ed evitare le cure fai da te”. I sintomi sono quelli classici: malessere generale, dolori muscolari e ossei, debolezza, raffreddore, tosse secca e nei più piccoli si possono presentare anche disturbi gastrointestinali. Alla domanda se è ancora ha senso sottoporsi al vaccino influenzale in questo periodo di grande contagio risponde: “È consigliato per i cardiopatici e gli anziani ma è chiaro che il periodo ideale non è questo, poiché un vaccino impiega almeno due settimane per dare protezione sottolineando il fatto che non ripara dalle malattie parainfluenzali come raffreddore o tosse ma solo dal virus principale”.

Elisa Guccione

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